Franco Miano, presidente AC: per i cattolci in politica è l'ora della responsabilità
"E' l'ora della responsabilità". Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione
Cattolica, interviene alla Radio Vaticana sulla situazione di stallo che caratterizza
la politica italiana impegnata, all'indomani delle elezioni, nella formazione di un
nuovo governo. Il presidente di Azione Cattolica, invita il laicato cattolico presente
in Parlamento, ad attivarsi per superare gli schieramenti di appartenenza per la formazione
di un governo utile al bene comune del Paese. Ascoltiamo il presidente di Azione Cattolica
italiana, Miano, al microfono di Luca Collodi.
R. - Sicuramente
una situazione nuova ed estremamente problematica, di cui bisogna però prendere coscienza
senza pensare che si possa agire al solito modo, guardando esclusivamente agli interessi
di parte.
D. - È l’ora della responsabilità. Ma questa responsabilità come
potrebbe essere concretamente realizzata in Parlamento?
R. - So che bisogna
compiere - per quello che l’Azione cattolica rappresenta, per il rapporto con tutto
il laicato cattolico nelle sue diverse diramazioni, per il rapporto con la gente,
con la vita delle persone, delle comunità a tutti i livelli - uno scatto di corresponsabilità.
Questo è il punto essenziale. Non possiamo - il presidente Napolitano lo ricordava
- non dare un governo all’Italia, e non possiamo non esercitare da parte di tutti
corresponsabilità verso gli impegni che gli elettori hanno consegnato. Anche se può
sembrare difficile e impossibile, ci vuole un nuovo clima di pace politica, che sia
preludio di pace sociale anche solo per una certa fase.
D. - Quindi serve uno
scatto di responsabilità da parte di tutti, indipendentemente dal colore politico…
R.
- Sì, ma non solo secondo me, anche secondo un’attesa diffusa tra la gente, perché
altrimenti non si può prevedere quale risultato possano dare nell’immediato delle
nuove elezioni.
D. - Il laicato cattolico presente in Parlamento che cosa potrebbe
fare e che magari non sta facendo in questo momento?
R. - Io credo che il laicato
cattolico presente in Parlamento, in diverse forme, debba essere oggi fattore di unità,
proprio ai fini di dare un governo al Paese. Mi sembra estremamente importante che
dal punto di vista dei cattolici che sono stati eletti, si posa oggi dare l’esempio
di questa passione massima per la vita del Paese, e che la ricerca del bene comune
non sia parola vuota, non sia esercizio retorico.
D. - La sensazione è che
anche il voto cattolico, talvolta, sia stato un voto di protesta…
R. - Questo
fa fare una riflessione molto importante, perché chiede al laicato cattolico di saper
cogliere il senso della protesta e il suo senso legittimo, però di saperlo incanalare
nel senso positivo, di saperlo quindi indirizzare positivamente oltre la protesta
e l’incapacità di intervenire sui problemi effettivi della vita del Paese. In altre
parole, è necessario da parte di noi laici cattolici, compiere anche un esercizio
di traduzione dei grandi principi che ci inspirano, che provengono dalla Dottrina
Sociale della Chiesa, in situazione di esperienze che poi hanno a che vedere con la
Storia, e quindi anche con le sue durezze e le sue asprezze, e la necessità di vedere
cosa possa significare solidarietà, impegno, responsabilità, corresponsabilità in
questa situazione concreta per risolvere problemi concreti.
D. - È realistico
pensare in forme diverse, come ad esempio in autunno di riprendere un cammino simile
a Todi?
R. - Sì, secondo me. L’importante è che le forme siano diverse perché
si prenda coscienza di una situazione nuova - di fatto - di fronte alla quale ci troviamo.
Impariamo a leggere meglio la situazione stessa del Paese, oltre che ad uscire ancor
di più da noi stessi.