2013-03-04 07:53:06

Benedetto XVI : un’universalità volta all’Africa


Epiteti ed aggettivi di ogni genere vengono, ormai da giorni, attribuiti a Benedetto XVI, in seguito all’annuncio delle sue volontarie dimissioni dal papato. Una decisione che ha avuto una grande risonanza a livello mondiale. A prevalere su tutto è, però, l’unanime giudizio circa l’ampiezza di vedute di un uomo che non ha mai smesso di rammentare ai suoi fratelli il dovere di essere riconoscenti a Dio, loro creatore. I suoi interventi, sempre profondi, incentrati sull’uomo e il suo autentico bene, erano rivolti alle coscienze di tutti, senza esclusioni.

Ma se c’è un continente per il quale le prese di posizione del Papa hanno avuto un’eco particolare, quello è l’Africa. E’ per questo che questo continente avverte con un legittimo senso di fierezza di essere stato al centro del pensiero di Benedetto XVI. In un mondo in cui sembra contare soltanto il peso della forza, il Papa è stato per l’Africa – la cui economia, i cui processi democratici, i cui tentativi di svilupparsi e la cui stessa storia non suscitano nessun interesse nella comunità internazionale se non per dei paragoni e delle valutazioni negative – una voce amica.

Eppure, il Continente ha avuto poche occasioni di accogliere il Sommo Pontefice. Solo due i viaggi in Africa (2009 e 2011) ; tre i paesi visitati (Camerun, Angola e Benin), poca cosa si potrebbe dire. Ma quanta forza nei gesti posati e nelle parole dette con spirito di amicizia – e dunque in totale franchezza ! -, senza malcelati paternalismi o pietismi di facciata. Il Papa ha parlato dell’Africa e all’Africa con un’obiettività fuori del comune. Con una costante coerenza, Benedetto XVI, da un lato, ha visto nell’Africa « il polmone spirituale per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza » e, dall’altro, il simbolo di una forte volontà di farsi artefice responsabile del proprio destino, nonostante le imposizioni della Storia.
Questa posizione è risultata manifesta fin dai primi momenti del suo Pontificato, come quando ha confermato – e non era obbligato a farlo ! – la decisione del suo predecessore Giovanni Paolo II di tenere in Vaticano la Seconda Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa. Un evento che si è svolto nel 2009 ed è stato incentrato su dei temi sempre presenti nei suoi appelli agli africani : pace, giustizia e riconciliazione. «
Il disegno di Dio non muta. Attraverso i secoli e i rivolgimenti della storia, Egli punta sempre alla stessa meta: il Regno della libertà e della pace per tutti. E ciò implica la sua predilezione per quanti di libertà e di pace sono privi, per quanti sono violati nella propria dignità di persone umane.», così Benedetto XVI si è espresso a conclusione dei lavori di questo Secondo Sinodo africano (25 ottobre 2009).

Una affermazione che, riferita all’esterno o all’interno dell’Africa stessa, rappresenterà una costante del pontificato che si sta ormai concludendo. Ogni volta che il Papa ha incontrato dei Capi di Stato africani o degli ambasciatori, non si è mai accontentato di piangere con loro sulle miserie del continente. Ha, invece, esortato l’Africa a restare salda, a fare un uso responsabile delle sue opportunità : una popolazione giovane, la sua vitalità, il suo senso della vita, la sua religiosità, i segni promettenti di una fede in un Dio mai contrastato, nonostante le attuali contro-testimonianze di coloro che dovrebbero portare il Vangelo.

Lo ha dichiarato davanti alla classe politica riunita a Luanda, in Angola nel 2009 ; e lo ha ribadito, in maniera ancora più chiara a Cotonou, in Benin nel novembre 2011. Giunto per consegnare l’esortazione apostolica Africae Munus, pubblicata a conclusione del Sinodo, il Papa ha rivolto alla classe dirigente africana un discorso che non dovrebbe essere escluso dal compendio di ciò che egli lascia in eredità al continente.
« Da questa tribuna, lancio un appello a tutti i responsabili politici ed economici dei paesi africani (…). Non private i vostri popoli della speranza ! Non privateli del loro avvenire, mutilando il loro presente ! », ammonì il Papa. « Ci sono troppi scandali ed ingiustizia, troppa corruzione e avidità, troppi equivoci e menzogne « , dovette ancora sottolineare prima della firma dell’esortazione apostolica. Un’esortazione nella quale invita l’Africa credente,, « buona novella per la Chiesa », a divenirlo anche « per il mondo intero ».

Un’Africa globale, dunque, ma anche un’Africa aperta all’universalità. Un’Africa ponte dei destini, con un Medio Oriente poco distante e un Occidente ancora più vicino, ma che in continuazione si sforza di mantenere le distanze da questo continente, distanze di molto superiori a quelle imposte dalla Storia e dalla geografia. Mentre era in viaggio verso il Libano, il Papa parlando con i vescovi del Nord Africa non ha mai smesso di sottolineare la tragedia di un bacino mediterraneo trasformatosi in cimitero per migliaia di africani in cerca di una vita migliore, respinti da coloro che solo il giorno prima predicavano loro il Vangelo dell’Amore, che solo rende autentico l’essere cristiano.

Certo, il Papa non può che esprimersi in favore dei più poveri e degli emarginati, ma oggi, che un unanime rispetto s’impone di fronte al coraggioso gesto compiuto, sarebbe illusorio mettere come limite alla sua azione in favore dell’Africa la presa di posizione sui preservativi del marzo 2009. E questo perché anche allora le sue parole hanno rappresentato un invito ad una vita responsabile, non un’incitazione al suicidio fisico e morale. Il Papa poi ha aumentato la presenza al suo fianco di collaboratori africani sia nella Curia romana che nelle rappresentanze pontifice. Dire che Benedetto XVI è stato un vero amico dell’Africa non è, tuttavia, una questione che si possa ridurre a mere statistiche. E’ nel profondo del suo cuore, là dove nessuna operazione contabile è possibile, che egli ha certamente riservato uno spazio da pastore universale per gli africani.

Albert Mianzoukouta
Programme Français-Afrique
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