Castel Gandolfo: preghiera e affetto per il Papa emerito
Tanti fedeli si sono radunati domenica davanti alla residenza pontificia di Castel
Gandolfo, dove Benedetto XVI si è trasferito temporaneamente come Papa emerito, prima
di ritirarsi in preghiera nel Monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano, una volta restaurato.
I pellegrini vengono qui per pregare per lui e per la Chiesa, come ci riferisce il
parroco di Castel Gandolfo, don Pietro Diletti, al microfono di Federico
Piana:
R. - Certo,
oggi, di domenica, con tutte le Messe che abbiamo, non diciamo più - purtroppo - “per
il nostro Papa”. Certamente però tutti noi abbiamo una preghiera particolare per Benedetto
XVI.
D. - Naturalmente non cambierà nulla per Castel Gandolfo? A parte il
fatto di avere questo grande Papa, anche se emerito, lì tra voi….
R. - E’ una
grande gioia sapere che è qui, come lo è per lui. Ha detto subito: “Che piacere essere
in mezzo a voi”. Quindi ha messo in risalto questo sentimento che anche noi abbiamo
nei suoi confronti. Noi speriamo - certo è un sogno - di poterlo incontrare in qualche
modo… Non sappiamo ancora come si potranno svolgere le cose, ma certamente è un desiderio
di tutti: anche oggi lo hanno espresso molti parrocchiani.
D. - Don Pietro,
lei ha anche dei ricordi personali con il Papa: ce li vuole raccontare?
R.
- Credo che non siano soltanto dei fatti, ma rivelano quello che lui stesso ha rivelato,
parlando la mattina ai cardinali e parlando la sera a noi: la sua ricca umanità. Una
volta, eravamo insieme a colazione e lui mi ha fatto parlare per tutto il tempo: mi
ha fatto domande su tutto, anche sulle cose più particolari e non soltanto teologiche.
Voleva sapere come la gente si comportava, se seguiva le mie cure pastorali, se partecipavano,
come fosse il nuovo consiglio pastorale. Ho parlato tanto e alla fine ho detto: “Santità,
come don Bosco, io ho chiesto il dono della parola nella prima Messa…”. Il Papa si
è fermato, mi ha guardato e ha detto: “Sì, il Signore gliela ha concesso!”, perché
avevo parlato molto a lungo. Un’altra volta, mi ha preso le mani, me le stringeva
e mi ha detto: “Ecco il nostro caro parroco”. Io gli ho risposto: “Ecco il mio caro
parrocchiano, che non sempre frequenta…”. Sono due fatti che rivelano questa attenzione,
questa delicatezza, questo suo modo di parlare e questa sua umanità, che è venuta
fuori pienamente in questi ultimi giorni.