Libia: a Bengasi 48 egiziani cristiani arrestati per motivi religiosi
Gli islamisti di Bengasi continuano a dare la caccia ai lavoratori cristiani presenti
nel Paese con presunte accuse di proselitismo. L'ultimo caso riguarda l'arresto di
48 commercianti egiziani copto-ortodossi arrestati la scorsa settimana nella capitale
della Cirenaica. Il fermo è scattato dopo la denuncia da parte di alcuni cittadini
libici, insospettiti da alcune immagini religiose portate con sé dai venditori, tutti
ambulanti nel mercato di Bengasi. In un video subito sequestrato dalla polizia essi
appaiono rinchiusi in una piccola stanza guardati a vista da alcuni uomini con la
tipica barba portata dai salafiti. Dalle immagini i 48 appaiono in evidente deperimento
fisico, molti mostrano lividi ed escoriazioni. Ad ognuno di loro - riferisce l'agenzia
AsiaNews - è stato rasato il capo. Il caso ha suscitato indignazione fra la popolazione
di Bengasi, che in ottobre è insorta contro le milizie armate salafite accusate di
aver organizzato l'attentato al consolato degli Stati Uniti costato la vita all'ambasciatore
Cristopher Stevens. Ieri le autorità hanno diffuso un comunicato in cui dichiarano
che i venditori ambulanti sono stati arrestati per aver violato le leggi sull'immigrazione
e non per questioni religiose. Tuttavia, questo è l'ennesimo caso di discriminazione
contro i cristiani residenti in Libia. A metà febbraio quattro cittadini stranieri
- un egiziano, un sudafricano, un sud coreano e uno svedese con passaporto Usa - sono
stati arrestati con l'accusa di diffondere bibbie e altro materiale religioso. Il
dilagare dell'estremismo islamico sta colpendo anche gli ordini religiosi cattolici
presenti da decenni sul territorio libico, impegnate nel lavoro ospedaliero e nella
cura degli anziani. A gennaio gli islamisti hanno spinto alla fuga le suore Francescane
del Gesù Bambino di Barce e le Orsoline del Sacro Cuore di Gesù di Beida. In ottobre
è toccato invece alle suore del convento della Sacra Famiglia di Spoleto di Derna,
costrette a lasciare la Libia a causa delle continue minacce degli estremisti islamici,
nonostante il parere contrario degli abitanti della città. (R.P.)