Il testamento spirituale di Benedetto XVI: "Realizzare il vero Concilio e rinnovare
la Chiesa"
"Il nostro compito
è lavorare perché il vero Concilio si realizzi e sia veramente rinnovata la Chiesa".
Queste parole, pronunciate da Benedetto XVI incontrando i parroci romani, pochi giorni
dopo la sua rinuncia, costituiscono una sorta di testamento spirituale e pastorale,
un compito affidato al prossimo Successore di Pietro. "Benedetto XVI ha sempre
sostenuto che il Concilio non sia stato ancora completamente attuato" sottolinea il
teologo don Severino Dianich. "Nel settembre del 2011 - ricorda don
Dianich -, incontrando in Germania i cattolici impegnati in politica e nella società,
affermò che la Chiesa deve essere 'liberata dai fardelli e dai privilegi materiali
e politici' per 'dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero e
essere veramente aperta al mondo". "Io credo sia questa - aggiunge il teologo - la
traccia del cammino che la Chiesa deve ancora percorrere". "Non basta - conclude
- la conversione personale, spirituale, per rilanciare quella nuova evangelizzazione,
voluta negli ultimi decenni dal magistero pontificio. Di fronte a chi non accoglie
l'annuncio serve trovare nuove forme, più adeguate alle situazioni, realizzando anche
una maggiore fedeltà al Vangelo". Franco Ferrarotti, sociologo laico,
riflette invece sulla statura umana del gesto di rinuncia al pontificato compiuto
da Benedetto XVI. "E' stato un gesto mirabile che potrebbe valere come gesto esemplare
per molti uomini di potere. Ha in sé una potenza magistrale straordinaria, perché
ci fa capire il valore della rinuncia che non è impoverimento. Ci ricorda la nostra
finitudine, i nostri limiti. E ci mostra come un'apparente sconfitta può essere una
vittoria, meno esplicita. In un mondo che è teso allo spasimo verso il successo,
autoreferenziale, egocentrico, in cui gli individui si protendono verso la propria
affermazione e sacrificano la propria identità profonda alla notorietà e alla visibilità
esteriore, il gesto di questo Papa emerito è importantissimo". (A cura di Fabio
Colagrande)