Padre Spadaro: la fine del Pontificato evento unico anche nel mondo digitale
Tra gli ultimi atti di Benedetto XVI, prima della fine suo ministero petrino, anche
un tweet sul suo account @pontifex. “Grazie per il vostro amore e il vostro
sostegno – ha scritto il Pontefice – possiate sperimentare sempre la gioia di mettere
Cristo al centro della vostra vita”. Alle ore 20, dunque, l’account che ha superato
proprio giovedì i tre milioni di follower, è stato sospeso in concomitanza
con l’inizio della Sede vacante. Sulla reazione del mondo digitale alla fine del Pontificato,
Alessandro Gisotti ha intervistato padre Antonio Spadaro, direttore
de “La Civiltà Cattolica”:
R. - La Rete
ha reagito ampiamente a questa presenza del Papa, a questi ultimi giorni del Papa.
La presenza sui network sociali è stata una presenza molto importante, molto interessante,
anche dal valore simbolico. Il Papa ha compreso da fine teologo, ma direi anche da
teologo della comunicazione che la comunicazione oggi sta cambiando, sta radicalmente
cambiando nella sua forma: da trasmissione pura e semplice sta diventando una condivisione
di un messaggio. Quindi, se il Vangelo va comunicato, non può essere solo trasmesso
e la Chiesa non può essere - diciamo - soltanto un’emittente, ma va condiviso. Il
Papa ha accettato, quindi, di essere presente nei network sociali che hanno reagito
vivacemente alla notizia della sua rinuncia. Un esempio può essere il fatto che sono
nati tutta una serie di hashtag in varie lingue per ringraziare Benedetto XVI.
Qualche giorno fa si è proprio levata una sorta di “nuvola”, di tweets taggati con
le espressioni “Thanks Benedict”; “Obrigado Bento” e così poi anche in spagnolo, in
tedesco, in tutte le lingue e ovviamente anche “Grazie Benedetto” in italiano.
D.
- Quali sono le parole che più ricorrono nei tweet di Benedetto XVI e che ci
danno anche un po’ l’indicazione di quali sono i messaggi e, a questo punto, anche
l’eredità che vuole lasciare il Papa nella Rete e soprattutto su Twitter?
R.
- La parola centrale che ricorre di continuo è la parola Dio: costruendo questa tag
cloud cercando di comprendere l’uso delle parole, la quantità e la ricorrenza
di queste parole all’interno dei suoi tweet. Certamente, la parola Dio è la parola
assolutamente centrale. Dopo Dio, la parola che ricorre più spesso è “sempre”, che
è qualcosa di straordinario, confermato anche dalla tag cloud che si forma
leggendo le parole dell’ultimo suo discorso, della sua ultima udienza, dove questo
"per sempre" ritorna spesso: quindi la dimensione di continuità, di radicamento, di
solidità che riguarda la sua missione, ma che riguarda soprattutto la presenza di
Dio come roccia della Chiesa. Vorrei aggiungere che nel suo ultimo discorso ai cardinali,
la parola centrale invece è stata “Chiesa”: direi che tutti gli ultimi discorsi di
Benedetto XVI sono stati centrati proprio sulla Chiesa, come a voler passare il testimone.
Ecco, io direi che più che una rinuncia, questa di Benedetto XVI, mi sembra che sia
proprio il passaggio di un testimone.
D. - Questa rinuncia di Benedetto XVI
passerà alla storia anche come un evento mediatico di valore e di significato impressionante,
che forse ancora non riusciamo bene a cogliere. Di certo è che ieri, dalla televisione
alla radio, alle diverse modalità di comunicazione sul web, Benedetto XVI era presente
al mondo…
R. - La gente si è molto interrogata. E’ un evento unico, di fatto
un evento storico, di fronte al quale la gente - ma direi anche i giornalisti - si
è trovata spiazzata: è un evento difficilmente addomesticabile. Io penso che ci vorrà
ancora del tempo per comprendere quello che è avvenuto e come questo gesto sia stato
importante, perché indica in fondo l’importanza del ministero petrino e l’importanza
del governo della Chiesa, come anche indica, con grande chiarezza, che oggi ci sono
sfide nel mondo che vanno affrontate con coraggio e con cuore aperto.