2013-03-01 13:27:00

Padre Spadaro: la fine del Pontificato evento unico anche nel mondo digitale


Tra gli ultimi atti di Benedetto XVI, prima della fine suo ministero petrino, anche un tweet sul suo account @pontifex. “Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno – ha scritto il Pontefice – possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita”. Alle ore 20, dunque, l’account che ha superato proprio giovedì i tre milioni di follower, è stato sospeso in concomitanza con l’inizio della Sede vacante. Sulla reazione del mondo digitale alla fine del Pontificato, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”: RealAudioMP3

R. - La Rete ha reagito ampiamente a questa presenza del Papa, a questi ultimi giorni del Papa. La presenza sui network sociali è stata una presenza molto importante, molto interessante, anche dal valore simbolico. Il Papa ha compreso da fine teologo, ma direi anche da teologo della comunicazione che la comunicazione oggi sta cambiando, sta radicalmente cambiando nella sua forma: da trasmissione pura e semplice sta diventando una condivisione di un messaggio. Quindi, se il Vangelo va comunicato, non può essere solo trasmesso e la Chiesa non può essere - diciamo - soltanto un’emittente, ma va condiviso. Il Papa ha accettato, quindi, di essere presente nei network sociali che hanno reagito vivacemente alla notizia della sua rinuncia. Un esempio può essere il fatto che sono nati tutta una serie di hashtag in varie lingue per ringraziare Benedetto XVI. Qualche giorno fa si è proprio levata una sorta di “nuvola”, di tweets taggati con le espressioni “Thanks Benedict”; “Obrigado Bento” e così poi anche in spagnolo, in tedesco, in tutte le lingue e ovviamente anche “Grazie Benedetto” in italiano.

D. - Quali sono le parole che più ricorrono nei tweet di Benedetto XVI e che ci danno anche un po’ l’indicazione di quali sono i messaggi e, a questo punto, anche l’eredità che vuole lasciare il Papa nella Rete e soprattutto su Twitter?

R. - La parola centrale che ricorre di continuo è la parola Dio: costruendo questa tag cloud cercando di comprendere l’uso delle parole, la quantità e la ricorrenza di queste parole all’interno dei suoi tweet. Certamente, la parola Dio è la parola assolutamente centrale. Dopo Dio, la parola che ricorre più spesso è “sempre”, che è qualcosa di straordinario, confermato anche dalla tag cloud che si forma leggendo le parole dell’ultimo suo discorso, della sua ultima udienza, dove questo "per sempre" ritorna spesso: quindi la dimensione di continuità, di radicamento, di solidità che riguarda la sua missione, ma che riguarda soprattutto la presenza di Dio come roccia della Chiesa. Vorrei aggiungere che nel suo ultimo discorso ai cardinali, la parola centrale invece è stata “Chiesa”: direi che tutti gli ultimi discorsi di Benedetto XVI sono stati centrati proprio sulla Chiesa, come a voler passare il testimone. Ecco, io direi che più che una rinuncia, questa di Benedetto XVI, mi sembra che sia proprio il passaggio di un testimone.

D. - Questa rinuncia di Benedetto XVI passerà alla storia anche come un evento mediatico di valore e di significato impressionante, che forse ancora non riusciamo bene a cogliere. Di certo è che ieri, dalla televisione alla radio, alle diverse modalità di comunicazione sul web, Benedetto XVI era presente al mondo…

R. - La gente si è molto interrogata. E’ un evento unico, di fatto un evento storico, di fronte al quale la gente - ma direi anche i giornalisti - si è trovata spiazzata: è un evento difficilmente addomesticabile. Io penso che ci vorrà ancora del tempo per comprendere quello che è avvenuto e come questo gesto sia stato importante, perché indica in fondo l’importanza del ministero petrino e l’importanza del governo della Chiesa, come anche indica, con grande chiarezza, che oggi ci sono sfide nel mondo che vanno affrontate con coraggio e con cuore aperto.

Ultimo aggiornamento: 2 marzo







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