Italia: Camera e Senato al centrosinistra ma senza maggioranza. Grillo primo partito
a Montecitorio
Il centrosinistra vince di un soffio alla Camera e al Senato, dove però non ha la
maggioranza di seggi per governare. Rimonta del Pdl. Exploit del Movimento 5 Stelle
di Grillo, primo partito a Montecitorio. Deludente il risultato dello schieramento
centrista. Questo in sintesi l’esito delle elezioni politiche. Affluenza in calo
del 5% rispetto alle elezioni del 2008. Reagiscono male i mercati finanziari. Servizio
di Giampiero Guadagni:
E' un'Italia
frammentata quella uscita dalle urne. La coalizione Pd-Sel vince alla Camera con un
vantaggio dello 0,36% su Pdl e Lega: in tutto 124 mila voti, pochissimi ma sufficienti
a dare al centrosinistra il premio di maggioranza con 340 deputati. Nessuna maggioranza
invece al Senato. Il centrosinistra ottiene 120 seggi contro i 117 del centrodestra,
ma è lontano dalla necessaria quota 158. Il risultato più eclatante è allora quello
del Movimento 5 Stelle di Grillo, che ottiene 54 seggi al Senato e 108 alla Camera,
dove con il 25,55% è addirittura il primo partito. Grillo ribadisce il "no ad inciuci",
convinto che ci sarà un "governissimo" Pd-Pdl che durerà 6 mesi per poi tornare alle
urne. Il segretario del Pd Bersani afferma che il risultato attribuisce al centrosinistra
la responsabilità di gestire una situazione delicatissima.
Il leader del Pdl
Berlusconi dice "no" al ritorno alle urne e sembra aprire ad una collaborazione con
il Pd ma non con i centristi. Lo schieramento guidato da Monti alla Camera supera
di pochissimo la soglia del 10% e al Senato non potrà essere decisivo. Resta fuori
dal parlamento l'ex presidente della Camera, Fini, così come Rivoluzione civile di
Ingroia e Di Pietro. La palla passa dunque ora al capo dello Stato Napolitano. Le
strade alternative al ritorno alle urne sono poche e in salita: dalla grande colazione
ad un governo istituzionale per affrontare l'emergenza economica e riformare la legge
elettorale. Il primo banco di prova per il nuovo parlamento sarà l'elezione dei presidenti
di Senato e Camera, a metà aprile poi l'elezione del presidente della Repubblica.
Lo scenario di ingovernabilità è commentato con sorpresa e preoccupazione dai partner
europei, a partire dalla Germania, che considera necessario un governo stabile per
le riforme e Spagna. Molto preoccupati anche i mercati finanziari: vola lo spread,
crolla Piazza Affari trascinando al ribasso le borse europee.
Il voto italiano
consegna dunque un Paese frammentato e a rischio di ingovernabilità. Proprio su questo
punto, Benedetta Capelli ha intervistato Antonio Maria Baggio, docente
di Filosofia Politica presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano:
R. - Si delineano
ancora dei blocchi ben precisi: centrodestra e centrosinistra. Non è riuscito l’inserimento
di un centro forte proposto dal prof. Monti che avrebbe potuto cambiare la situazione.
Monti sostanzialmente proponeva: “Andiamo al di là della vecchia concezione di destra
e di sinistra, ci sono delle riforme da fare, allora mettiamoci a farle insieme”.
Questa cosa non è stata recepita ed è evidente che gli italiani preferiscono lavorare
all’interno delle collocazioni abituali di destra e di sinistra. Ha preso però corpo
un grande “fantasma”, che è diventato reale: il Movimento 5 Stelle, che è l’elenco
di tutte le cose che non funzionano nella politica e nella società. È chiaramente
contrario agli altri partiti e rappresenta una sfida estremamente forte.
D.
- Quali sono secondo lei ora gli scenari possibili: un governo di coalizione Pd, Pdl
allargato al prof. Monti?
R. - Non credo che cercare la formuletta per tirare
avanti sia una cosa facile. Una soluzione seria - ma non è l’unica - potrebbe essere
quella di mettersi d’accordo per fare riforme essenziali: la riforma elettorale, la
riforma della politica sulla trasparenza e l’onestà, e poi provvedimenti per il rilancio
dell’economia, continuando ad attuare alcune delle riforme importanti avviate da Monti.
D. - Lo abbiamo appena accennato: il “boom” del Movimento 5 Stelle, di Grillo.
Innanzitutto, un risultato del genere era quasi inatteso…
R. - Prendere sul
serio ciò che il Movimento 5 Stelle dice è una cosa essenziale e significa prendere
sul serio un quarto degli italiani, che potevano astenersi ma che invece vogliono
ancora fare politica. Credo che qui possa venire anche dalla rete sociale dei cattolici
un grande aiuto alla riflessione, per riformulare l’idea di destra e l’idea di sinistra.
D.
- Il voto dei cattolici dove si è collocato, allora?
R. - E’ andato dappertutto.
Io qui non parlerei e non ho parlato di voto, ma di pensiero sociale dei cattolici,
della capacità che essi hanno di rappresentare la società. Quindi, non penso a un
conglomerato di cattolici che si esprima in un partito, ma a una visione che i cattolici
possano dare all’interno dei partiti dove sono, che a questo punto può veramente anche
fare la differenza. Credo che siano i movimenti cattolici quelli che devono muoversi
da soli, dare ai laici che ne fanno parte la possibilità di fare delle scelte personali,
responsabili e di entrare in politica con dei progetti.