Il card. Vegliò agli impreditori cristiani: "Nessuno è straniero nella Chiesa"
“Nessuno è straniero nella Chiesa”: lo ha ricordato ieri mattina il cardinale Antonio
Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e
gli Itineranti, intervenuto in un incontro dell’Unione cristiana imprenditori dirigenti
(Ucid), ospitato nella sede de "La Civiltà Cattolica" a Roma. Il servizio di Roberta
Gisotti:
“Il mondo globalizzato,
i flussi migratori e la formazione di una famiglia umana universale”: ne ha parlato
il cardinale Vegliò, indicando agli imprenditori cattolici la via da intraprendere
nell’accogliere i migranti, specie quelli più in difficoltà, con cordialità e fraternità
“in una società caratterizzata sempre più da multietnicità e multiculturalismo”. “Esiste
infatti – ha sottolineato il porporato – una sola famiglia umana”, che la Chiesa "è
chiamata a servire”, “una sola comunità del genere umano”, poiché “tutti gli uomini
hanno un’unica origine e causa” e un’unica meta definitiva e finale: Dio stesso”.
E se oggi – ha osservato il presidente del Dicastero vaticano dedicato ai migranti
e gli itineranti – il mondo è “più interconnesso che mai”, pure “la mobilità delle
persone va incontro a barriere che la restringono”. E se abbiamo “flussi finanziari
e commerciali tanto liberi” e “scambi in tempo reale”, pure le migrazioni sono escluse
dagli ideali di una globalizzazione di interessi comuni dei popoli.
“Il libero
movimento delle persone tra nazioni – ha stigmatizzato il cardinale Vegliò – è oggetto
di accese discussioni e di negoziati internazionali, spesso volti a consentire soltanto
movimenti temporanei di persone aventi qualifiche direttamente connesse con gli affari
o i servizi”. Inoltre, la persistenza di tali ostacoli al libero flusso di persone
non scoraggia l’emigrazione in aumento nel mondo; e ancora più sono in crescita gli
itineranti, persone in costante movimento che non entrano nelle statistiche migratorie.
Queste politiche restrittive favoriscono piuttosto la clandestinità dei migranti e
i traffici illegali di esseri umani. Oltre al diritto di migrare – ha ribadito infine
il porporato – va riaffermato prima ancora e difeso “il diritto a non emigrare”, a
rimanere nella propria terra.