2013-02-26 14:13:55

Centrafrica: i ribelli minacciano di riprendere le armi


“Ci aspettiamo che Bozizé rispetti e applichi i punti chiave dell’accordo. Nel caso contrario saremo costretti a riprendere le armi”: la minaccia è arrivata dal generale Nourredine Adam, dirigente del Seleka (alleanza, in lingua sango), già presidente del Consiglio supremo della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (Cpjp), uno dei tre movimenti della coalizione ribelle. Tra le rivendicazioni formulate dagli insorti del nord, contenute negli accordi firmati il mese scorso a Libreville con il governo centrafricano - riporta l'agenzia Misna - c’è il ritiro delle truppe straniere – sudafricane e ugandesi – dal Paese e la scarcerazione dei detenuti politici arrestati durante la crisi. L’avvertimento al presidente François Bozizé – al potere dal 2003 con un colpo di stato – è stato formulato a poche ore dal mancato avvio del raggruppamento dei ribelli nella città di Damara, sulla linea di confine stabilita dai mediatori dell’Africa centrale tra zone libere e quelle occupate dal Seleka. Domenica parte degli insorti si è rifiutata di dare il via libera alla smobilitazione delle proprie truppe, accusando il capo dello Stato di “mancanza di volontà politica”. Da canto suo il governo di unità nazionale di Bangui, del quale fanno parte esponenti del Seleka, ha soltanto parlato di “problemi tecnici” all’origine del ritardo. Ma in realtà il rischio paventato di una ripresa delle ostilità e lo slittamento dell’atteso processo di raggruppamento, sottolineano fonti di stampa del Centrafrica, sono la conseguenza di crescenti divergenze all’interno stesso della ribellione, tra la direzione e la base. Del resto il Seleka, nato lo scorso agosto ma entrato in azione a dicembre, è una coalizione eterogenea di diverse formazioni ribelli, tra cui il Cpjp, la Convenzione dei patrioti della salvezza e del Kodro (Cpsk) e l’Unione delle forze democratiche per il raggruppamento (Ufdr). A chiedere ai propri uomini di partecipare all’operazione di accantonamento delle truppe è stato il loro leader in persona Michel Djotodia, nominato vice primo ministro e ministro della Difesa nel governo di unità nazionale nato dagli accordi di pace. Voci di dissenso sono invece arrivate da alcuni comandanti del Seleka, formulate dal colonnello Michel Narkoyo, uno dei portavoce della coalizione, che contestano le località scelte per procedere al raggruppamento – Damara, Kaga Bandoro, Bria e Ndélé – e chiedono con insistenza il ritiro dei militari sudafricani e ugandesi “venuti per dar man forte al regime di Bozizé”. Inoltre il ministro della Difesa Djotodia non avrebbe il pieno controllo sulle forze armate centrafricane, che rispondono ancora agli ordini del presidente. Da Parigi, Eric Massi, il portavoce della coalizione, ha invece minimizzato l’apparente divergenza, ma come alcuni capi militari del Seleka ha deplorato la mancata applicazione di alcuni punti fondamenti dell’intesa di Libreville, chiedendo alla Commissione per i diritti umani dell’Onu di “effettuare visite nei carceri centrafricani e di far liberare i nostri prigionieri”. (R.P.)







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