2013-02-25 16:02:25

Sri Lanka: appello delle comunità cristiane per i diritti dei Tamil


Riportare i profughi della guerra civile nei loro luoghi d'origine, demilitarizzare il nordest dello Sri Lanka e indagare sui crimini avvenuti durante e dopo il conflitto tra l’esercito di Colombo e le Tigri Tamil. Sono le richieste che mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, e 133 religiosi tamil cristiani hanno presentato al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti umani, che è riunito in sessione a Ginevra fino al prossimo 22 marzo. Per un’analisi delle emergenze che attanagliano il nord dello Sri Lanka e la popolazione Tamil, Marco Guerra ha sentito padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews:RealAudioMP3

R. - Il governo aveva fatto tante promesse, soprattutto alla popolazione Tamil, ma non ha mai attuato nulla di tutte queste promesse. C’è soprattutto la situazione molto, molto grave di almeno 200 mila profughi interni, sfollati, perché ci sono stati bombardamenti, conflitti e battaglie, e questi “poveracci” non hanno un luogo dove andare; tanto più che alcune delle zone dove loro abitavano sono occupate dall’esercito per questioni di sicurezza, oppure perché dicono che i terreni sono ancora minati. Quindi, questa gente vive praticamente in lager, dove mancano medicine e cibo. Poi, tra vescovi e Ong denunciano anche una certa “cingalizzazione, cioè colonizzazione di queste popolazioni attraverso la diffusione della religione buddista – mentre i Tamil sono indù, oppure cristiani – ed anche l’invio di coloni cingalesi dal sud. Così, invece di creare una situazione di riconciliazione, si sta creando ancora di più una frattura tra la popolazione Tamil ed il resto della popolazione cingalese.

D. – Tra le questioni irrisolte anche quella dei crimini di guerra commessi dalle forze armate nel conflitto con le Tigri Tamil…

R. – Questi crimini di guerra adesso sono stati impugnati dalla commissione Onu per i diritti umani, sono stati denunciati anche da Ong e dalla Chiesa cattolica e ci dovrebbero essere delle mozioni – preparate in particolare dall’India e dagli Stati Uniti – per condannare il presidente Mahinda Rajapaksa ed il suo atteggiamento nei confronti di questa riconciliazione mancata. Però, il governo in tutti questi ultimi mesi non ha fatto altro che sparare a zero contro l’Onu e contro questo rapporto della Commissione per i Diritti Umani.

D. – Nel Paese, c'è chi denuncia un dilagante autoritarismo: si parla di sindacalisti, giornalisti e lo stesso clero nel mirino delle azioni del governo…

R. – L’impressione che abbiamo è che Mahinda Rajapaksa ed il suo gruppo – molto spesso legato ai suoi familiari e ad altri generali dell’esercito – stiano costruendo uno Sri Lanka che vada bene per il loro potere sia politico che economico. In questo contesto tutti quelli che vogliono fare delle critiche sono subito messi in prigione, oppure eliminati: ci sono stati tanti giornalisti uccisi. Non va meglio per alcune popolazioni di pescatori che non hanno ricevuto nessun aiuto dai tempi dello tsunami e che sono state sbattute lontano dal mare per lasciare spazio a diversi progetti turistici faraonici.







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