L'ultimo Motu Proprio: "Il Papa tutela l'unità e la libertà dei cardinali elettori"
"Ci troviamo davanti
a un esempio ammirevole di consapevolezza vocazionale e ministeriale del proprio ruolo.
E' spiegabile quindi che Benedetto XVI consideri la rinuncia come un'ulteriore chiamata
del Signore ad aiutare la Chiesa attraverso la preghiera, il nascondimento e la contemplazione".
Il prof. Manuel Jesús Arroba Conde, docente ordinario di diritto canonico alla
Pontificia Università Lateranense, commenta le parole pronunciate dal Papa
nel suo ultimo Angelus e spiega i motivi del Motu Proprio da lui pubblicato
negli ultimi giorni del suo pontificato che modifica le norme del conclave. "E' un
atto - commenta - per garantire l'unità della Chiesa e del corpo elettorale e la serietà
del discernimento per eleggere il nuovo Pontefice". "Benedetto XVI ha deciso di pubblicarlo
- spiega il professore - perché la costituzione del 1986 che regola la Sede Vacante,
pur comprendendo l'eventualità della rinuncia da parte del Papa, è pensata soprattutto
in relazione alla sua morte. Un'iniziativa presa anche nella consapevolezza che durante
la Sede Vacante i cardinali non avrebbero potuto modificare in alcun modo le regole
sull'elezione del Papa". Al n°37 il Pontefice afferma di "lasciare al collegio
dei cardinali la facoltà di anticipare il conclave se consta della presenza di tutti
i cardinli elettori". "I quindici giorni di attesa tutt'ora previsti per
dare inizio al conclave - spiega il prof. Arroba - rispondono infatti alla necessità
di garantire a tutti gli elettori la possibilità di arrivare a Roma. Ma essendo una
rinuncia a produrre la Sede Vacante i porporati possono giungere prima a Roma e al
Collegio è lasciata così una possibilità di anticipazione non espressamente prevista
dalla legislazione precedente. Tutto ciò salvaguardando però la finalità della legge
che è quella di permettere ai porporati di giungere in tempo in Vaticano per il conclave".
Per il prof. Arroba è legittimo interpretare questa modifica come un invito, da parte
del Papa, ad anticipare il conclave. "La situazione di Sede Vacante - spiega infatti
- è sempre una situazione anomala all'interno della normalità della vita della Chiesa.
Una situazione in cui alcune questioni restano in sospeso. Per cui, il principio canonico
di base è che debba durare il meno possibile". "Più in generale - spiega Arroba -
questa, come le norme precedenti, tendono a preservare la libertà dei cardinali elettori
da eventuali influenze esterne e l'unità della Chiesa che, in queste occasioni, è
sottoposta a diverse tensioni". "Nel caso della rinuncia da parte di Benedetto XVI
la vera novità introdotta è l'aver sottolineato l'autenticità della natura ministeriale
dell'ufficio papale. La sua rinuncia è un'occasione nitida per scoprire la natura
dii servizio che hanno tutti gli uffici e in particolare quello del Pontefice, unico
caso in cui la rinuncia è legata a una decisione libera. Una testimonianza eccezionale
- conclude il prof. Arroba - di quanto sia centrale nella legislazione della Chiesa
la 'norma missionis'. La missione esige di rifuggire da qualunque forma di personificazione
del ministero e quindi deve esprimersi anche nella disponibilità al rinnovamento".
(a cura di Fabio Colagrande)