Cinema. Sugli schermi il "Pinocchio" di Enzo D'Alò
È uscito ieri, giovedì 21 febbraio, in Italia, Francia, Belgio e Lussemburgo Pinocchio,
un film pieno di fantasia e musica di cui è autore e regista Enzo D'Alò, considerato
uno dei massimi esponenti del cinema d’animazione e del quale si ricorda il poetico
"La Gabbianella e il Gatto". Tornano così sullo schermo le immortali avventure del
burattino che diventa bambino, lette in tutto il mondo e amate ad ogni età. Il servizio
di Luca Pellegrini:
"Geppetto:
'Chi ha parlato? Deve essere il vino di ieri sera… Eh sì, perché mi è sembrato di
sentire una vocina che …. Ha parlato! Il legno ha parlato! Dove si è mai visto un
ciocco di legno che ride come un bambino? Un bambino…'”.
Enzo D’Alo dedica
il suo coloratissimo Pinocchio a tutti i “babbi, babbini del mondo”. I disegni portano
il segno del pastello forte e calcato di Lorenzo Mattotti, le musiche le ha scritte
Lucio Dalla, le ultime della sua carriera di cantautore prima della prematura scomparsa.
Sono passati 130 anni esatti dalla pubblicazione del capolavoro di Carlo Collodi e
le sue traduzioni fino a oggi sono oltre 240. Pinocchio, insomma, non muore mai, come
conferma lo stesso D’Alò che per quattro anni ha lavorato al suo nuovo film d’animazione:
R.
– Pinocchio non deve morire, perché fa parte del nostro immaginario. E’ uno dei pochi
libri letti in tutto il mondo. Quindi, è così importante, per me, portarlo in scena
e raccontarlo di nuovo, ripartendo dall’antico. Sono molto contento dell’accoglienza
che stiamo avendo dappertutto, in tutti il mondo.
D. – In questo Pinocchio
un ruolo centrale ce l’ha il babbo, Geppetto…
R. – In questo Pinocchio il rapporto
tra padre e figlio è fondamentale, come penso fosse fondamentale anche quando Collodi
lo scrisse. Noi abbiamo un papà che si costruisce un figlio: quindi un’immagine forte
ed estremamente contemporanea in una famiglia come quella di oggi. Abbiamo un papà
che, a volte, vorrebbe che il figlio diventasse come lui e abbiamo dei figli che vogliono
fare la propria vita, che vogliono scoprire da loro stessi chi sono e che cosa vogliono
fare da grandi. Quindi, anche in Pinocchio, Geppetto che insegue il suo burattino
rappresenta il papà che, a poco a poco, attraverso un viaggio, attraverso il mondo,
attraverso la vita di tutti e due, ritrova il figlio nella pancia del pescecane e
il figlio che lo salva. Quindi, per la prima volta Geppetto diventa un vero papà,
si sente padre, proprio perché viene salvato da suo figlio.
D. – Alla fine,
il burattino diventa bambino: non è soltanto giusto, ma è anche un bene per lui che
conservi, dentro di se, lo spirito del burattino. Questo penso che valga per tutti
i bambini del mondo…
R. – Il Pinocchio che diventa bambino è un’immagine rappresentata,
a volte, in modo triste dagli illustratori dei vari libri, disegnati e scritti su
Pinocchio. Quello che a me interessava era dire a tutti quanti che Pinocchio resta
Pinocchio: come un bambino che, diventando adulto, mantiene dentro di sé la sua identità
di bambino, la sua voglia di fantasia, la sua voglia di volare come sia Geppetto che
Pinocchio raccontano nel film.