Siria: per il patriarca Gregorios III le sanzioni Ue non toccano il regime ma il popolo
La proroga delle sanzioni “non fa che peggiorare le condizioni del popolo e non tocca
il Governo ed il presidente. La vita in Siria è ogni giorno più costosa, le famiglie
hanno difficoltà ad acquistare i generi di prima necessità, moltissime hanno avuto
le proprie case distrutte. Tante hanno lasciato il Paese”. La scelta dell’Ue, lunedì
a Bruxelles, di prorogare per tre mesi le sanzioni contro il regime di Damasco, non
trova d’accordo il patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Alessandria e di
Gerusalemme, per i greco cattolici di Siria, Gregorios III Laham. In un'intervista
all'agenzia Sir il più alto esponente della gerarchia cattolica siriana ricorda che
nel Paese “la situazione è insostenibile, la violenza e l’instabilità minano l’economia,
ormai al collasso, impediscono ogni dialogo e la ricerca di una soluzione politica
negoziata che è quella che tutti auspichiamo. L’Ue invece di aiutare la riconciliazione
interna, lottando contro il fondamentalismo di tante fazioni in campo, proroga di
tre mesi le sanzioni. Non è questa l’Ue che vogliamo”. Gregorios III ribadisce che
“la Siria non ha bisogno di armi ma che la comunità internazionale si dia da fare
per il negoziato, il dialogo e la riconciliazione. La Siria vuole stabilità e sicurezza”.
Sulla richiesta di Carla Del Ponte, magistrato dell’Onu che si occupa di diritti umani,
di portare i crimini di guerra della Siria davanti alla Corte Penale Internazionale
(Cpi), il patriarca non usa mezzi termini: “oggi in Siria siamo tutti criminali, siamo
tutti da processare, ma anche l’Europa. Questa è anche la guerra dell’ipocrisia e
della bugia. La gente chiede solo la fine della violenza, di uscire dal caos in cui
vive, di ritrovare sicurezza e stabilità. Aiutateci a dialogare allontanando tutte
quelle forze straniere e fondamentaliste che combattono dentro la Siria e che minano
la convivenza del popolo e la rinascita del Paese”. (R.P.)