I Conclavi, in particolare quelli a partire dal 1900, sono stati mercoledì al centro
del briefing con i giornalisti, nella Sala Stampa della Santa Sede, tenuto del viceprefetto
della Biblioteca Apostolica Vaticana, Ambrogio Piazzoni. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
Il briefing
si è snodato attraverso un affascinante percorso con l’analisi di documenti che ancora
oggi, a distanza di secoli, sono delle pietre miliari per l’elezione del Pontefice.
In particolare, nel 1059 il decreto di Niccolò II limita il corpo elettorale solo
ai cardinali, in quanto rappresentanti della Chiesa di Roma. Con un altro decreto,
nel 1179 di Alessandro III, viene fissata la maggioranza dei due terzi dei voti per
una valida elezione. Per evitare il prolungarsi del periodo di Sede Vacante, nel 1274
Gregorio X istituisce il Conclave come momento dell’elezione del Pontefice. Il primo
Conclave della storia è quello di Arezzo nel 1276 con l’elezione di Innocenzo V. Nel
1621, viene introdotto da Gregorio XV l’obbligo del voto segreto e scritto.
Dopo
aver ricordato questi passaggi cruciali, il vice prefetto della Biblioteca Apostolica
Vaticana, Ambrogio Piazzoni, si è soffermato sugli ultimi conclavi. Il primo del '900
è stato quello del 1903 con l’elezione di Pio X, che introduce una novità: l’obbligo
di conservare in archivio la documentazione, a disposizione soltanto del Santo Padre,
sul Conclave e sui vari scrutini. Nel 1914 viene eletto, alla decima votazione, Benedetto
XV:
“Fu l’unica volta in cui si procedette alla verifica delle schede, perché
il numero di voti che aveva raggiunto Papa Benedetto XV era esattamente quello dei
due terzi dei partecipanti e siccome era ritenuto invalido il voto dato da un cardinale
a se stesso, si doveva controllare che Benedetto XV non avesse votato se stesso”.
Nel 1922, Pio XI decide di estendere da 10 a 15 giorni il periodo di attesa
dei cardinali non presenti a Roma per dare la possibilità anche ai porporati più lontani
di partecipare al Conclave. Nel 1939 il Conclave vede la presenza, per la prima volta
dopo molti secoli, di tutti i cardinali.
“Erano 62 ed erano tutti presenti.
Era il 1939 e in due giorni e in tre votazioni venne eletto Eugenio Pacelli, Papa
Pio XII”.
Dopo la guerra, nel 1945, viene promulgata da Pio XII la Costituzione
Vacantis Apostolicae Sedis che presenta alcune novità:
“Ai due terzi
dei voti previsti per l’elezione valida, venne aggiunto – per prudenza, dice la Costituzione
– un voto: quindi divenne due terzi più uno. Questo significava che non sarebbe stato
più necessario alcun controllo di schede, perché se anche uno avesse votato se stesso,
sarebbe stato quel voto in più. Altra cosa molto importante fu che - dal momento dell’inizio
della Sede vacante tutti i cardinali – compreso il segretario di Stato, compresi tutti
i prefetti delle Congregazioni, eccetera – cessano dal loro incarico, salvo tre: il
Camerlengo, il Penitenzieri e il Vicario di Roma”.
Nel 1958, viene eletto
Giovanni XXIII che, con il Motu proprio Summi Pontificis electio,
prevede tra l’altro la possibilità di conservare anche appunti e note dei cardinali.
Nella stufa vengono bruciate solo le schede. Nel 1970, un altro importante documento:
“Ingravescentem
Aetatem, il Motu proprio con cui Paolo VI stabilì che in Conclave i cardinali
potevano essere elettori soltanto fino al compimento dell’ottantesimo anno di età”.
Nel 1978, muore Paolo VI e ci fu un conclave molto numeroso di 111 cardinali,
con tre assenti:
“Ci furono quattro votazioni e venne eletto Albino Luciani,
Giovanni Paolo I, il quale morì soltanto 33 giorni più tardi e ovviamente non fece
in tempo a fare nessuna legislazione relativa al Conclave. Secondo Conclave del 1978:
ci furono 8 votazioni e alla fine venne eletto Carol Wojtyla. Anch’egli fece una legislazione
che è quella in vigore oggi - siamo nel 1996 - e che si chiama Universi
Dominici Gregis”.
La Costituzione Universi Dominici Gregis
introduce alcune novità:
“Una delle cose interessanti e nuove riguarda il
fatto che viene fissato il luogo in cui si tiene il conclave: la Cappella Sistina.
Altra cosa interessante è che si stabilisce anche il posto in cui i cardinali devono
risiedere, la casa "Santa Marta". Una cosa interessante dal punto di vista delle procedure
è che vengono soppressi i due modi di elezione - per ispirazione o acclamazione -
e quello per compromesso”.
Nel 2005, muore Giovanni Paolo II e viene eletto
Benedetto XVI:
“Fa un cambiamento soltanto su un punto specifico, che era
il numero 75 della Costituzione di Giovanni Paolo II, con un Motu proprio che viene
pubblicato sull’Osservatore Romano e che si chiama De aliquibus mutationibus
in normis de electione Romani Pontificis, in cui lascia, dopo i famosi
34 scrutini, la possibilità che i cardinali possano decidere altro tipo di votazione.
Questo altro tipo di votazione può essere il fatto che sono votabili soltanto i cardinali
che hanno ricevuto il maggior numero di voti nella precedente elezione, ma non sarà
chi ha più voti ad essere eletto ma chi ha, in ogni caso, i due terzi dei voti”.
Le
norme vigenti prescrivono che i cardinali debbano "attendere gli assenti" per 15 giorni,
prima di iniziare il Conclave. Dunque, se tutti i cardinali si trovassero a Roma prima
di questa scadenza – ha spiegato Ambrogio Piazzoni – si può ritenere che l'apertura
anticipata del Conclave sarebbe possibile". I cardinali ''ritardatari'' – ha aggiunto
– sono ammessi al conclave anche dopo l'inizio dei lavori.