2013-02-19 14:01:29

La rinuncia del Papa. Mons. Sanna :"Nessun timore, lo Spirito non abbandona la Chiesa"


S. E. mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, teologo
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A chi, dopo la rinuncia del Papa, si sente spaventato, senza una guida, dobbiamo ricordare che la continuità nella vita della Chiesa è assicurata da Gesù. La Chiesa, infatti, è di Cristo, non è di Benedetto XVI o di Giovanni Paolo II. E lo Spirito Santo garantisce la continuità di presenza di Cristo nella Chiesa. Dobbiamo sempre avere questa fiducia che lo Spirito è presente, non ci lascia soli. Dobbiamo perciò essere grati al Papa per gli otto anni di guida spirituale, intelligente e illuminata, ma anche essere aperti allo Spirito che soffia dove vuole e quando vuole e che comunque è sempre presente nelle vicende della Chiesa.

Con la sua rinuncia il Papa ci ha invitato alla conversione per riscoprire la dimensione del servizio. Ci ha fatto capire che non bisogna essere attaccati al potere e che servire significa preoccuparsi del bene comune, quindi del bene della Chiesa, e non ricercare un potere per influenzare gli altri e far prevalere la propria visione. Un gesto di umiltà da parte di un Pontefice che resterà nella Storia della Chiesa per il suo Magistero ma che ha saputo riconoscere di trovarsi in un mondo soggetto a rapide mutazioni, turbato da questioni di grave peso per la vita della Chiesa, e di non avere il vigore fisico per affrontarle. Il Papa ci ha fatto capire che lo Spirito Santo infatti è sempre lo stesso, garantisce tutti quanti. E se c'é qualcuno che può servire la Chiesa in maniera migliore, ci si deve fare da parte. Una grande lezione di coraggio da un uomo di fede che ha dedicato tutta la vita al bene della Chiesa.

Il ministero petrino è un ufficio, come di fatto è un ufficio quello del parroco. Nel diritto canonico si prevede che a un ufficio si possa rinunciare. Già il Concilio, nel decreto che riguarda i sacerdoti, come pure Paolo VI, quando ha introdotto i limiti di 75 anni per il servizio e 80 anni per l'ingresso in Conclave, parlavano di "età avanzata". Ora il termine è stato usato da Benedetto XVI nella sua rinuncia. E' un riferimento al fatto che un determinato ufficio non può più essere svolto con la competenza, la professionalità che richiede. Anche all'elezione papale si può infatti rinunciare. Ma non si può rinunciare alla consacrazione episcopale. Il fatto storico è che, dopo quattro secoli, Benedetto XVI ha sottolineato che questa rinuncia non è solo teoria ma anche pratica e ciò comporta una serie di conseguenze inedite che andranno prese in considerazione per trovare soluzioni eque per le nuove situazioni.

La sacralità di un ufficio ecclesiale deriva dalla consacrazione. Il Papa non è "consacrato" Pontefice, ma "eletto" e anche in caso di rinuncia resta comunque consacrato vescovo. Dunque Benedetto XVI, scegliendo di rinunciare al suo ufficio, non ha affatto desacralizzato la figura del Pontefice. Ed è sbagliato anche pensare che da oggi il papato sarà un ufficio 'ad tempus'. Sarà sempre un mandato senza limite a cui si può rinunciare in piena coscienza come ha fatto Benedetto XVI. C'è stata la costatazione che con il prolungamento della vita, non essendoci automaticamente il prolungamento delle forze, si può rimanere utili, nella Chiesa, anche con la preghiera. Due icone bibliche ci aiutano in questo momento. La prima quella del Vecchio Simeone che dice a Dio: "Nuc dimittis servum tuum domine" e quindi rimette nelle mani di Dio il suo mandato. E poi quella - utilizzata dal card. Ravasi - del Papa come Mosé che sale sul monte per pregare con le mani alzate, per far sì che la vita all'interno della Chiesa continui a essere una vita di fede. Queste due icone possono descriverci il futuro compito del Papa a cui auguriamo ogni bene, perché possa continuare a svolgerlo al meglio. (Intervista a cura di Fabio Colagrande)







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