Arriva la rivendicazione della serie di sanguinosi attacchi ieri in Iraq: gruppo affiliato
a al Qaeda
Lo Stato Islamico dell'Iraq, gruppo affiliato ad al-Qaeda, ha rivendicato gli ultimi
attentati contro la comunita' sciita a Baghdad e costati la vita ad almeno 28 persone.
13 le autobomba esplose in 6 diversi quartieri lunedì. Ieri anche l’attacco contro
un oleodotto nella raffineria di Baji. Nell'intervista di Cecilia Seppia, la
preoccupazione di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad:
R. – La situazione
non è facile. E’ una situazione molto dolente, terribile, perché ormai non c’è alcuna
sicurezza da noi.
D. – Tredici autobombe esplose solo a Baghdad, in quartieri
a maggioranza sciita. Quindi, ancora una volta, dietro a queste azioni c’è la faida
perenne, la lotta per il potere tra sunniti e sciiti…
R. – Bisogna allontanarsi
dagli interessi personali, partigiani, anche religiosi e confessionali. Questo solo
il Signore lo potrebbe fare: dare la grazia, affinché possano vedere solo il bene
dell’Iraq e la tranquillità del popolo iracheno.
D. – I sopravvissuti a queste
esplosioni, avvenute per lo più in mercati e quindi in zone molto frequentate, hanno
riferito di uno scenario di guerra. Come stanno reagendo le autorità e soprattutto
la Chiesa, anche nei confronti dei fedeli: cosa si dice loro per incoraggiarli, per
tranquillizzarli?
R. – Certamente il governo è a disagio: tutto questo non
è certo buono per la sua stabilità, per il suo operato. Questa cosa non finirà! Bisogna
avere uno spirito di sacrificio, bisogna avere uno spirito capace di allontanarsi
dagli interessi personali: tutti vogliono solo il bene personale… Questo è egoismo!
D’altra parte siamo in Quaresima e noi preghiamo per la pace. Non abbiamo nient’altro:
i nostri fedeli soffrono; i nostri cittadini soffrono; i nostri bambini soffrono;
gli anziani, i malati e i giovani soffrano. Perciò chiediamo la grazia del Signore.
Io dico solo: noi vogliamo la pace, allora preghiamo e cerchiamo la pace. Adesso specialmente,
in questo periodo di Quaresima, noi diciamo ai nostri fedeli di pregare, di andare
avanti con fiducia nel Signore.
D. – Come stanno vivendo i cristiani questo
momento in Iraq: qual è la situazione, la condizione dei cristiani, che sappiamo essere
una minoranza nel Paese?
R. – Non ci sono azioni particolari contro i cristiani.
Certamente tutto questo influisce sull’ambiente generale del Paese. Purtroppo il fenomeno
dell’emigrazione è ancora in atto, perché vedendo queste disgrazie, si domandano:
chi garantisce la nostra vita? Chi garantisce la sicurezza della nostra famiglia?