Memoria liturgica del Beato Angelico. Benedetto XVI: "L'arte trasmetta la fede al
mondo"
La Chiesa ha celebrato ieri la memoria liturgica del Beato Angelico, patrono degli
artisti ed emblema del pittore al servizio della fede. Varie le occasioni in cui Benedetto
XVI ha evidenziato la funzione evangelizzatrice dell'arte: "Il vero artista - ha scritto
il Papa - è custode della bellezza del mondo e grazie alla sua particolare sensibilità
estetica può cogliere più di altri la bellezza della fede": suo compito è "indicare
la via Pulchritudinis", ovvero attraverso il Bello condurre l'uomo a Dio. Al microfono
di Paolo Ondarza ascoltiamo le riflessioni di Rodolfo Papa, docente
di Estetica alla Pontificia Università Urbaniana di Roma:
R. – Il Beato
Angelico nella sua vita ha mostrato come la via della santità possa passare anche
attraverso un’espressione artistica. Si diceva che dipingesse in ginocchio. Non solo,
ma ha sempre interpretato il magistero domenicano (egli stesso era domenicano, ndr)
attraverso l’arte. L’arte, quindi, è uno strumento di predicazione, come del resto
è sempre stato per l’arte cristiana, soprattutto quella che va dal ‘200 al ‘700,
fino ad arrivare ad oggi. C’è, infatti, un filo rosso che continua nei secoli e continuerà
sempre, ma che, però, ai nostri giorni, viene percepito da alcuni ambienti come superato.
D.
– L’Anno della Fede sprona, invece, gli artisti a continuare a parlare di fede all'uomo
del XXI secolo...
R. – Sì, con quella chiave di lettura che mirabilmente ha
dato il Pontefice, dicendo che non dobbiamo pensare, né il Vaticano II né tutto il
pensiero della Chiesa, come in contrapposizione rispetto ad altre epoche storiche.
Non c'è una visione discontinua del ruolo dell'arte, ma una visione continua. Questo
è quello che penso sia il testamento che Benedetto XVI dà alla Chiesa, in questo momento
“grave”, come dice, ma di grandissima speranza.
D. – Benedetto XVI lo ha detto
più volte: il vero artista è custode della bellezza del mondo e grazie alla sua particolare
sensibilità estetica, può cogliere più di altri la bellezza della fede, quindi esprimerla
di nuovo e comunicarla: indicare quella “via pulchritudinis”, capace di guidare la
mente e il cuore verso Dio. L’arte non è, dunque, compiacimento, ma vocazione, scaturita
dalla contemplazione del Vero e del Bello, che è Dio...
R. – Sì, Benedetto
XVI ha insistito su questi concetti fondamentali e li ha disseminati in moltissimi
testi, che ha scritto in questi otto anni, sottolineando appunto che, come dice peraltro
il Concilio Vaticano II, ci sono degli elementi che sono imprescindibili, come l’affermazione
della verità, attraverso la bellezza, per il bene. Questo è il centro dell’arte, soprattutto
dell’arte cristiana. Ovviamente l’arte procura un piacere intellettuale anche visivo,
ma questo è un mezzo per arrivare a dire la verità e quindi affermare Cristo.
D.
– In un momento storico, segnato da crisi sociale, economica, morale, ha detto Benedetto
XVI: “La bellezza può aiutare l’umanità a rialzare lo sguardo”...
R. – Sì,
perché la bellezza serve da ancella per indicare la verità. Senza la verità, senza
la percezione che esista la verità e che si possa conoscere la verità, non c’è possibilità
di uscita da un momento di crisi. La soluzione la si può trovare se si arriva a conoscere
la verità. La verità, da sempre, è affermata "sommamente" attraverso la bellezza.
D.
– Il Conclave si svolgerà come da tradizione nella Cappella Sistina. Gli affreschi
di Michelangelo e dei pittori del ‘400 accompagnano un momento fondamentale per la
vita della Chiesa...
R. – Qui bisogna citare Giovanni Paolo II: la teologia
portata da quegli affreschi, la verità custodita in quegli affreschi, attraverso la
bellezza, saprà insieme allo Spirito Santo operare sul cuore, sull’anima e sulla mente
dei cardinali e quindi offrire alla Chiesa e al mondo un nuovo pastore, capace di
guidare saldamente la Chiesa nei prossimi anni.