La stampa diocesana d’Italia esprime il proprio affetto a Benedetto XVI
Si moltiplicano i messaggi di affetto al Papa da parte dei giornali cattolici e dei
periodici diocesani in tutta Italia. Bruno Cescon, direttore del Popolo, settimanale
diocesano di Concordia-Pordenone, nell’editoriale del numero in uscita pone l’accento
sull’esempio che Benedetto XVI, con la sua rinuncia, ha portato nella vita di tutti,
cristiani, sacerdoti, vescovi e cardinali: la "gratuità e l’oblazione di sé”. “Ha
deciso di scendere dal Soglio pontificio per consegnarsi al silenzio e alla preghiera
– sono le parole riportate dall’agenzia Sir – ha ascoltato la sua coscienza e ha voluto
servire la comunità cristiana con un gesto d’insuperabile umiltà”. Sulla lezione di
umiltà e umanità del Santo Padre, si concentra anche Gino Mecca dalle pagine dell’Araldo
Abruzzese della diocesi di Teramo-Atri: “Dobbiamo raccogliere a piene mani il suo
insegnamento – scrive – regolato in piena coscienza dalla ragione e dalla fede, imparare
a chiedere perdono per i difetti e a riconoscere i nostri limiti e le omissioni come
atto di responsabilità di fronte alla comunità”. Una lezione, quindi, alla quale dovrebbero
attingere tutti coloro i quali sono affetti da “sindrome dell’immortalità, ovvero
l’insaziabile voglia di potere e protagonismo e dalla incapacità di comprendere e
accettare il momento di farsi da parte, oltre che il procedere delle stagioni della
vita che, andando avanti negli anni, dettano tempi e spazi“. “Un gesto che rivoluziona
la storia”, così ha definito la rinuncia del Papa L’Ancora, settimanale della diocesi
di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, diretto da Pietro Pompei, mentre
Mario Barbarisi, a capo del Ponte di Avellino, ne parla come di una “scelta sofferta,
maturata in gran silenzio e resa nota il giorno in cui si celebrava l’anniversario
della Madonna di Lourdes”. Anche in Puglia molte diocesi sentono il bisogno di esprimere
la propria vicinanza a Papa Benedetto: sul Nuovo Dialogo di Taranto, il direttore
Emanuele Ferro scrive come il Papa “ricorda i primordi della predicazione di Cristo,
quando tutti nutrivano aspettative per i suoi miracoli, le guarigioni, ma non comprendevano
il suo bisogno intimo di ricongiungersi perennemente al Padre”. “È facile dire che
Benedetto non doveva scendere dalla croce, ma chi decide quale sia la sua croce? –
aggiunge – Prima di ogni cosa il bene della Chiesa, e la mitezza ha nuovamente ereditato
la terra”. Infine, “sconcerto, sorpresa e stupore” si leggono anche su Voci e Volti
della diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, in un articolo a firma del
direttore Alberto Cavallini: “Il Santo Padre chiamato dallo Spirito si è fatto il
‘servo di tutti’ in questo nostro tempo di difficili e grandi mutamenti. Grazie Papa
Benedetto!”. (R.B.)