2013-02-15 15:01:37

Diritti infanzia: Rapporto Unicef sul ruolo del garante in oltre 70 Paesi


“In difesa dei diritti dell’infanzia. Uno studio globale sulle istituzioni indipendenti dei diritti umani per l’infanzia”. È il tema di uno studio dell’Unicef presentato ieri a Firenze, nell’ambito di un Convegno internazionale organizzato dalla stessa agenzia dell’Onu e dalla regione Toscana. Ma qual è il mandato dei garanti delle altre figure per la tutela dei minori? Marco Guerra lo ha chiesto alla dott.ssa Vanessa Sedletzki, curatrice del rapporto dell’Unicef:RealAudioMP3

R. – I garanti e le agenzie per l’infanzia hanno un mandato molto specifico e unico nel sistema politico nazionale. I sistemi politici di solito sono fatti d’istituzioni, che hanno il potere di decidere, come il tribunale, il parlamento, il governo. Mentre le istituzioni per l’infanzia aiutano gli altri a fare meglio il loro lavoro: non decidono, quindi, per sé, ma cercano di influire sulla decisione degli altri e di aiutarli a lavorare meglio l’uno con l’altro. Per questo, si dice che sono indipendenti – e lo sono nella maggior parte dei Paesi – perché mantengono appunto questa distanza tra le istituzioni e sono, quindi, in grado di aiutare, parlare con tutti e farli funzionare meglio.

D. – Nei Paesi dove non esiste un’istituzione che tuteli l’infanzia, qual è la situazione?

R. – Una delle conclusioni interessanti di questo studio, la ragione per cui l’abbiamo fatto, è precisamente che queste istituzioni esistono in tutte le parti del mondo, in tutti i continenti, sia nei Paesi ricchi che nei Paesi più poveri e in via di sviluppo. Anche se non esistono ovunque, i nostri dati ci dicono che sono 73 i Paesi ad avere queste istituzioni, le quali sono state create perché i governi hanno trovato giusto dare ai bambini l’opportunità di avere un’istituzione che difenda i loro diritti. La cosa che dobbiamo ricordare è che i bambini non hanno il diritto di votare, non hanno la possibilità, come gli adulti, di partecipare alla decisione politica e, quindi, le decisioni per loro sono prese dagli adulti. Può essere anche giusto, ma è importante avere nel sistema politico un’istituzione che sia in grado e abbia il mandato preciso di difendere i loro interessi.

D. – Spesso nelle controversie sull’infanzia, l’adulto continua a mettere al centro i suoi bisogni...

R. – La Convenzione sui diritti dell’infanzia dice precisamente, all’art. 3, che l’interesse del bambino deve essere una considerazione primaria nelle decisioni che riguardano i minori. E’ un principio trasversale in tutta la Convenzione e quindi questo principio dell’interesse superiore del bambino si applica in tutti gli ambiti. Queste istituzioni hanno proprio come mandato quello di difendere tale principio, ma ci sono altri attori che fanno un lavoro molto importante in questo ambito. Penso a tutte le associazioni e alla società civile.

D. – Nel mandato di queste istituzioni, quali sono le questioni più problematiche?

R. – Queste istituzioni lavorano su ambiti diversi, molto diversi, secondo il Paese in cui sono state istituite: è ovvio che la situazione dell’infanzia in Uganda è molto diversa dalla situazione dell’infanzia in Italia o in Svezia. Per esempio, in Inghilterra, in Canada, in Nuova Zelanda e in Australia c’è un problema di esclusione forte di certi bambini, oppure i bambini indigeni in popolazioni che hanno tante difficoltà e che sono povere. Se parliamo di Paesi in guerra, sono tanti i programmi che prevedono visite ai bambini nei campi per rifugiati o per controllare le frontiere e assicurarsi che non ci sia traffico di minori. In Francia, di recente, hanno pubblicato il Rapporto “I bambini e lo schermo”. La cosa bella di queste istituzioni è che magari a livello internazionale ci sono strumenti che dicono come vanno create, ma restano realtà nazionali che operano dentro il Paese e interagiscono con il suo ambiente, per portare avanti la causa dei bambini.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio







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