Caritas Europa: in 5 Stati, numero di chi chiede aiuto cresciuto del 54%
Sono cinque i Paesi deboli dal punto di vista economico in Europa: è quanto emerge
dal Rapporto della Caritas Europa presentato giovedì nella capitale d’Irlanda, presidente
di turno dell’Unione Europea. Si tratta di Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia,
dove negli ultimi mesi il numero delle persone che chiedono aiuto è cresciuto del
54%. Il Rapporto, dedicato all’impatto della crisi, offre un’ampia analisi dei dati
ma anche delle motivazioni all’origine. Nell’intervista di Fausta Speranza,
il responsabile Ufficio Studi di Caritas Italiana, Walter Nanni:
R. - In un certo
senso, è un qualcosa di diverso da quello che era avvenuto negli anni precedenti,
laddove noi non abbiamo mai avuto una situazione improvvisa di questo tipo. La povertà
è sempre esistita in Europa, abbiamo sempre avuto livelli elevati di povertà in alcuni
Paesi, soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Anche la povertà assoluta è sempre
stata presente in Europa. La novità di questi ultimi anni, della crisi economico-finanziaria,
riguarda proprio le motivazioni. E’ a causa di un controllo inadeguato del sistema
finanziario, degli investimenti, e di una spesa fuori controllo dei singoli governi
nazionali che ci siamo trovati di fronte a una situazione di crisi economica diffusa,
che - a nostro avviso - è stata tuttavia in parte peggiorata dalle misure di austerità
dei governi, che non hanno tenuto conto della presenza di soggetti deboli nei loro
Stati. Quindi, da una parte, una finanza impazzita che ha poi determinato un comportamento
irregolare dell’assetto produttivo e una perdita di lavoro, una chiusura delle imprese,
e anche un aumento della disoccupazione. Dall’altra parte, però, anche una serie di
misure rigide di austerità che, da un punto di vista contabile, funzionano ma che
determinano il rischio nel medio e lungo periodo di aumentare la povertà in Europa.
D.
– Quali le cifre di questa crisi nel rapporto della Caritas Europa?
R. - Noi
diamo conto di una serie di dati relativi soltanto ai Paesi dell’Unione Europea, i
cosiddetti “cinque Paesi deboli”: Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna. Facciamo
un approfondimento anche in virtù della nostra esperienza di Caritas. In questi territori,
abbiamo debiti pubblici molto elevati con percentuale sul Pil che si attestano intorno
al 108, o al 120, 106, 170 nel caso della Grecia, contro una media dell’82% in Europa.
Ma abbiamo anche livelli di disoccupazione molto elevati. Ormai, in Spagna abbiamo
ad esempio livelli di disoccupazione giovanile pari al 52,9% di questo settore della
forza lavoro, e in Italia del 35%. Anche la disoccupazione di lungo periodo è molto
forte in tutti questi cinque Paesi: il tasso di disoccupazione generale complessivo,
le persone a rischio di povertà che noi abbiamo, sono sicuramente aumentate. In Italia,
l’11% delle famiglie italiane è al di sotto della linea di povertà. Conseguentemente,
questo porta a un aumento delle persone che chiedono aiuto alla Caritas in tutti i
Paesi considerati dal Rapporto. Nel nostro caso, dal 2007 al 2011, e quindi in tutto
questo periodo della crisi economica, l’aumento è stato del 54% di utenti, cioè di
persone che, proprio a causa della crisi economica, sono state costrette a rivolgersi
alla Caritas.
D. - Il Rapporto sarà presentato anche il 21 febbraio a Bruxelles.
Che cosa vi aspettate?
R. - L’effetto che ci attendiamo è quello che, purtroppo,
di fronte a tanti dati sulla povertà anche questo diventi uno dei tanti Rapporti che
escono. In questo senso, più che all’uscita del Rapporto, sarebbe utile poter avere
voce in capitolo per quello che riguarda le singole programmazioni nazionali sulla
protezione sociale, quindi riuscire a influenzare le decisioni politiche dei singoli
Stati, anche laddove invece in Europa abbiamo un forte investimento sul sociale che
non sempre viene adeguatamente seguito a livello nazionale.