Torino: i senzatetto in marcia per chiedere diritti e dignità
Diritti e dignità, è quanto hanno chiesto giovedì i senzatetto di Torino alle autorità
del Comune, a margine di una marcia che si è snodata per le vie della città. La manifestazione
è partita davanti al portone delle suore vincenziane di via Nizza, uno degli ultimi
posti, dopo i tagli alle spese sociali, dove ancora si può fare gratuitamente colazione
ogni mattina e lavarsi. Marco Guerra ha sentito uno dei promotori dell’iniziativa,
Roberto Ferrucci, finito in strada dopo aver perso il lavoro:
R. – Lo scopo
di questa iniziativa è portare alle autorità cittadine una serie di richieste che
varia dalla riduzione dei tempi per avere documenti anagrafici – indispensabili per
la richiesta del medico di base, sussidi, ed altre cose, e senza i quali il percorso
diventa lungo - al poter usufruire degli alloggi vuoti delle case popolari di Torino.
Chiediamo perlomeno di essere integrati in qualche forma di lavoro con una retribuzione
anche minima, in modo da non passare le giornate senza fare nulla e riuscire a sentirsi
utili. Al fine di non incrementare numericamente il popolo dei senzatetto, un’altra
richiesta è quella di bloccare lo sfratto per morosità alle persone con gravi problemi
occupazionali. Molto probabilmente è la prima volta che accade una cosa del genere,
dove persone senzatetto chiedono un po’ di dignità. Mi auguro che questo sia un focolare
e spero che tutta Italia prenda esempio da questa iniziativa e magari un giorno di
riunirci e fare una grande manifestazione.
D. – Che risposta avete avuto dalle
istituzioni?
R. – Sono ben propensi a venirci incontro su un adeguamento e
soprattutto per una civilizzazione dei dormitori, più puliti e più funzionali. Poi,
chiaramente, per le case il discorso diventa un po’ più complicato, però su alcuni
punti sono ben propensi a venirci incontro.
D. – Esservi uniti dopo aver preso
coscienza dei vostri problemi e delle possibili soluzioni, questo significa che i
senzatetto oggi rappresentano un blocco sociale in drammatica espansione?
R.
- Una volta un senzatetto era un senzatetto per sua decisione, oggi perché è senza
lavoro. Di conseguenza perde tutto, casa, affetti o se hai una famiglia diventa già
un problema poter sistemare figli, moglie e tante volte si raggiunge la separazione
se non la perdita anche dei figli.
D. – Quanto pesa il fenomeno delle separazioni
e della disgregazione della famiglia e della rete parentale?
R. – Tantissimo
perché tante mogli e tanti figli non sono disposti a buttarsi per strada, come è giusto
che sia. Di conseguenza tante persone si sentono colpevoli del fatto di aver fallito,
di aver perso il lavoro e lì subentra una divisione familiare. Ce ne sono molti per
strada che sono così.
D. – Il profilo dei nuovi clochard sta riflettendo la
drammaticità di una crisi che ha portato sul lastrico persone che conducevano una
vita normalissima, vero?
R. – Ce ne sono parecchi, come me, che avevano un
lavoro dignitoso, una casa dignitosa, e avendo perso quella e non riuscendo a ritrovare
un altro lavoro, col tempo, non sono più riusciti a pagare l’affitto… Ti ritrovi in
mezzo alla strada. Il problema è che non si riesce a trovare lavoro. Ci sono persone
a cui magari manca solo qualche anno di lavoro per andare in pensione, però l’età
avanzata gli proibisce di portare a compimento questi anni e, di conseguenza, di percepire
la pensione.