Siria. Mons. Zenari: camminiamo sul sangue, la comunità internazionale se ne lava
le mani
In Siria, i ribelli hanno dichiarato di aver abbattuto tre aerei militari governativi.
Video amatoriali pubblicati su Internet documenterebbero la notizia. L'Osservatorio
siriano per i diritti umani denuncia invece il sequestro di un autobus con a bordo
40 civili, quasi tutti donne e bambini nel nord-ovest del Paese, da parte di un gruppo
armato. E mentre il conflitto prosegue nel Paese senza tregua, l’opposizione sta valutando
la possibilità di un dialogo con il regime di Assad: dopo quasi due anni di crisi
sarebbero fino a 90 mila le vittime, migliaia gli sfollati e i profughi. Solo in Giordania
questa settimana ne sono arrivati oltre 7.600. Sulla situazione, Sergio Centofanti
ha intervistato il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari::
R. - Purtroppo
è la terza Quaresima che abbiamo iniziato in questo clima di terribile sofferenza
di tutta la popolazione siriana. Più che la Quaresima, vorrei dire che qui stiamo
vivendo il Venerdì Santo, il terzo Venerdì Santo, che dura, dura … e che ancora non
lascia intravvedere le luci della Pasqua. Ecco, purtroppo temo che si abbia l’impressione
che si ripeta quel gesto del Venerdì Santo, che sentiamo nel Vangelo, di lavarsene
le mani. Sotto certi aspetti si ha l’impressione che anche la Comunità internazionale,
come recentemente diceva il mediatore internazionale Brahimi, stia lì a guardare questa
Siria che va in rovina: va in rovina sotto gli occhi della Comunità internazionale,
che non sa che cosa fare! Il numero delle vittime, che viene continuamente aggiornato,
è veramente impressionante: si ha l’impressione di camminare sul sangue di queste
vittime della violenza. Anche qui a Damasco, quante esplosioni in questi due anni…
Questo sangue che anche fisicamente si attacca sotto la suola delle nostre scarpe,
camminando qui per la Siria! Questa violenza è ormai diffusa dappertutto!
D.
- Come vive la gente?
R. - La gente è ormai molto stanca, molto delusa… Sono
anche molto abbattuti sotto l’aspetto del vivere quotidiano: la mancanza di cibo,
la mancanza di quelle cose normali di cui c’è bisogno in inverno, come il riscaldamento,
la mancanza di lavoro e la mancanza delle scuole per i bambini…. In più, tante sono
le famiglie provate soprattutto da sofferenze e da lutti. Si vede una popolazione
accasciata e stanca. Si ha l’impressione che questo conflitto, che dura ormai così
a lungo, non riesca più a suscitare l’impegno di chi potrebbe - soprattutto la Comunità
internazionale - agire e fare qualcosa per una soluzione pacifica e rapida.
D.
- Dai microfoni della Radio Vaticana, quale appello vuole lanciare?
R. - Io
farei un appello a tutti coloro che hanno qualche possibilità o che hanno, per autorità,
il dovere di intervenire e di non lavarsene le mani, ma di intervenire presto e subito
affinché si arrivi ad una soluzione pacifica della crisi.
D. - In questa situazione,
come vive la comunità cristiana?
R. - Le varie comunità dei differenti riti
hanno cominciato o stanno per cominciare la Quaresima. Devo dire, da quello che ho
visto anche nei mesi passati, che i cristiani frequentano con ancora più fervore le
Chiese, pregano il Signore. Bisogna accomodare un po’ gli orari, perché non si può
fare una liturgia, per esempio, alla sera e quindi si anticipano gli orari, ma ugualmente
le chiese sono piene e si nota una grande affluenza: i cristiani sentono che c’è bisogno
veramente dell’aiuto di Dio in questa situazione!