Le dimissioni del Papa: gesto controcorrente, di libertà dal potere, affidamento a
Cristo
"Il gesto del Papa
è un segno di grande libertà dal potere, una delle tentazioni alle quali lui stesso
si è riferito oggi nella catechesi della penultima udienza generale del suo pontificato".
Lo ricorda mons. Giacomo Canobbio, teologo, commentando le parole con
cui Benedetto XVI, all'inizio dell'udienza del mercoledì delle ceneri, ha salutato
i pellegrini in Aula Paolo VI ribadendo i motivi delle sue annunciate dimissioni,
proprio all'inizio del tempo liturgico di Quaresima. "Nell'articolazione del ministero
ordinato - spiega Canobbio - si considerano il ministero della Parola, quello dei
sacramenti e quello del governo, il cosiddetto 'munus regendi'. Ed è lo stesso Papa
a dirci che nel momento in cui si è accorto di non essere più in grado di 'governare'
la Chiesa come sarebbe necessario, ha ritenuto di non poter più mantenere l'impegno
che il Signore gli ha affidato il 19 aprile del 2005". "Questo è un grande segno
di libertà e di amore effettivo alla Chiesa. Perché, se il pontefice non riesce a
svolgere il compito affidatogli da Dio, mi pare sia giusto che chieda che subentri
qualcun'altro. Questo perché la Chiesa non è retta da una sola persona. E' il Papa
stesso a ricordarci che 'la Chiesa è di Cristo' e Cristo è in grado di affidare la
sua Chiesa a una persona più energica e capace di affrontare i problemi". "Se
il Signore della vita del Papa fosse stato il potere, chiamato anche servizio o ministero,
sicuramente non sarebbe giunto a un gesto così eclatante. Ma visto che il Signore
della sua vita è Dio, gli permette la libertà di scegliere di lasciare il suo servizio.
Perché Dio riempie la vita, anche al di là delle funzioni, pur importanti, che si
svolgono nella Chiesa. Non a caso nel suo Magistero Benedetto XVI ci ha sempre chiesto
di rimettere Dio al centro." "Il gesto del Papa - aggiunge lo scrittore
Andrea Monda - è di una tale semplicità e linearità da risultare oggi controcorrente,
quasi osceno, scandaloso. Potremmo dire che illumina retrospettivamente tutto il pontificato
e ne costituisce quasi un compimento". "In una catechesi pronunciata il mercoledì
delle ceneri di due anni fa, Benedetto XVI diceva che bisogna avere il coraggio di
andare controcorrente. E secondo me questo suo gesto di grande umiltà, la capacità
di riconoscere i propri limiti, e quindi anche di grande coraggio, si spiega alla
luce di questo atto di conversione. E cioè, non siamo noi al centro, ma è Cristo,
la chiesa non è nostra, ma è di Cristo". "Quindi - conclude Monda - non è un gesto
rinunciatario ma, al contrario, un vero e proprio 'rilancio'. Il Papa ci ricorda
che non è importante il pontefice ma la sua missione. E da questo punto di vista è
un'altra grande lezione che ci ha offerto. Non a caso, nella sua catechesi del mercoledì
delle ceneri ci ha detto che dobbiamo smettere di pensare che siamo noi i costruttori
della nostra esistenza. Dobbiamo 'perdere la nostra vita in Cristo'. Ed è quello che
ha fatto lui". (A cura di Fabio Colagrande)