Giorello: continui il dialogo con i non credenti voluto da Benedetto XVI
Il filosofo della scienza GiulioGiorello,in quanto studioso
non credente, ha preso parte a una delle tappe del Cortile dei Gentili, invitato
dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi.
Ecco la sua reazione alle dimissioni del Papa al microfono di FrancescaSabatinelli: R. - La mia impressione
è stata di sconcerto. Un grande punto interrogativo: perché? Però, direi, che se si
deve parlare di coraggio questo sta nel fatto di aver cambiato la tradizione perché,
a parte il famoso "caso" di Celestino V, non si era mai visto che un Papa desse le
dimissioni. Ci vuole, secondo me, una grande coraggio per andare contro una tradizione
consolidata in nome di un interesse che, evidentemente, Joseph Ratzinger ha
considerato superiore. Quindi, in questo, sta secondo me il coraggio di questa decisione
che credo importante per la vita della Chiesa cattolica romana: è una grande "rottura"
con il passato, nello stesso tempo è un’indicazione che riguarda la vita della Chiesa
ma è, soprattutto, prendersi una grande responsabilità personale, perché naturalmente
c’è chi leggerà questo come un segno di rinnovamento, altri come un segno di crisi.
Forse si tratta di entrambe le cose. D’altra parte, in molte lingue la parola “crisi”
indica non solo una situazione di pericolo, ma anche di grande potenzialità, un’occasione
per il futuro. Probabilmente la grande fede, non in se stesso, perché siamo tutte
creature fragili, ma nello Spirito del Signore è stato un elemento che ha senza dubbio
influito in questa decisione.
D. - Da laico lei con quali occhi guarda a questo
gesto di Benedetto XVI?
R. - Per un occhio laico la Chiesa cattolica, ma io
direi qualunque istituzione ecclesiale, anche le Chiese protestanti ad esempio, sono,
in quanto istituzioni, un fatto politico, nel senso nobile del temine, cioè nel senso
di qualcosa che riguarda la vita civile delle persone, non soltanto la dimensione
spirituale strettamente personale. Nel caso della tradizione, non solo cattolica ma
direi cristiana, questo doppio livello è stato lievito talvolta della storia politica
della Chiesa, talvolta ha creato enormi problemi. Ha, però, permesso di definire nuovi
ruoli. Sotto questo profilo, quindi, forse un laico è più portato a pensare che prevalga
la tendenza a legarsi all’istituzione, mentre Benedetto XVI ha avuto la capacità di
staccare i due ruoli. Questo è un punto molto importante, una componente di quel coraggio
di cui parlavamo prima.
D. – Lei, filosofo non credente, è stato invitato a
partecipare ad una delle tappe del Cortile dei Gentili. Noi sappiamo che per
Benedetto XVI il dialogo con i non credenti è stato sempre molto importante. Ricordiamo
come fu il Papa ad invitare alcuni esponenti di non credenti nel 2011 ad Assisi, durante
l’incontro con le altre religioni. Come vede questa scelta per la vita della Chiesa?
R.
- Questo è un punto su cui Benedetto XVI ha più volte insistito con il Cortile
dei Gentili e con tutta una serie di altre iniziative. Quanto resterà di quest’opera?
Da chi e come sarà ripresa? Questi sono punti problematici del futuro della Chiesa
cattolica romana. La mia speranza è che questo dialogo fecondo continui nel rispetto
di tutte le parti coinvolte.