All’indomani dello storico annuncio di Benedetto XVI di rinunciare al ministero di
Successore di Pietro dal 28 febbraio prossimo, tutti i giornali del mondo parlano
di grande gesto di umiltà del Papa. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riproponiamo
dunque alcune meditazioni del Papa sulla virtù dell’umiltà. Una virtù che Joseph Ratzinger
ha testimoniato e continua testimoniare in modo illuminante anche con la sua storica
decisione:
Sono “un umile
lavoratore nella vigna del Signore”, “chiedo perdono per tutti i miei difetti”. Sono
passati quasi 8 anni tra queste due affermazioni di Benedetto XVI eppure sembrano
pronunciate nella stessa occasione. Coraggio ed umiltà. Due virtù, apparentemente
distanti che invece, è la testimonianza del Papa, nel cristiano sono naturalmente
e intimamente connesse. D’altro canto, ci vuole coraggio ad essere umili, perché “l’umiltà
è soprattutto verità”. Questa virtù, osserva il Pontefice, “non appare tra le virtù
precristiane”. E’ una “virtù nuova, la virtù della sequela di Cristo”. Ma non si tratta
di un’utopia, tutt’altro:
“L’accettare l’altro, che forse è più grande di
me, suppone proprio questo realismo e l’amore della verità; suppone accettare me stesso
come ‘pensiero di Dio’ così come sono, nei miei limiti e, in questo modo, nella mia
grandezza”. (Incontro con i parroci, 23 febbraio 2013)
“Accettare me stesso
e accettare l’altro vanno insieme”, è l’esortazione che il Papa rivolge ai suoi parroci
di Roma e con loro a tutti i fedeli. E aggiunge che “le piccole umiliazioni” che dobbiamo
vivere quotidianamente “aiutano ognuno a riconoscere la propria verità ed essere così
liberi” dalla “vanagloria che è contro la verità e non mi può rendere felice e buono”:
“Accettare
e imparare questo, e così imparare ad accettare la mia posizione nella Chiesa il mio
piccolo servizio come grande agli occhi di Dio. E proprio questa umiltà, questo realismo
rende liberi”.
“Se sono arrogante, se sono superbo - è il monito del Papa
- voglio sempre piacere e se non ci riesco sono misero, sono infelice e devo sempre
cercare questo piacere”. Ecco allora che l’umiltà mi dà coraggio e mi rende libero:
“Quando
invece sono umile ho la libertà anche di essere in contrasto con un’opinione prevalente,
con pensieri di altri, perché l’umiltà mi dà la capacità, la libertà della verità.
E così, direi, preghiamo il Signore perché ci aiuti ad essere realmente costruttori
della comunità della Chiesa”.