Mons. Forte: il Papa ha guidato la Chiesa con trasparenza e amore per la verità
Sulla scelta di Benedetto XVI si sofferma anche l'arcivescovo di Chieti-Vasto, mons.
Bruno Forte, che ricorda come il precedente più noto di rinuncia al ministero
petrino provenga dalla sua regione:
R. – L’esempio
più famoso viene proprio dall’Abruzzo, Celestino V, Pietro da Morrone, che fu eletto
nel conclave a Collemaggio all’Aquila e che poi dopo un mese si sarebbe dimesso. Ma,
adesso, a parte la memoria storica di questo precedente, che proprio Papa Benedetto
aveva ricordato in occasione delle celebrazioni centenarie di Celestino, io voglio
esprimere un senso di profondo amore nei confronti di questo Papa che ha saputo guidare
la Chiesa non solo con una straordinaria lucidità teologica ma anche con una prova
di fede, di trasparenza, di autenticità, di amore alla verità, anche a prezzo di sofferenze
personali che sono di esempio a tutti noi. Io vedo in questo atto - che non mi sorprende
perché conoscendo quest’uomo questo grande uomo di fede, questo teologo, capisco quello
che egli ha voluto esprimere anche nelle parole con cui ha annunciato la sua rinuncia
- io vedo in questo Papa un esempio luminoso di come l’amore a Cristo e alla Chiesa
per un uomo di fede, un pastore in modo speciale, va al di sopra di tutto. Questo
Papa ci ha detto, con le parole rivolte ai cardinali, che pur essendo consapevole
che si governa la Chiesa anche pregando e soffrendo, egli, ben profondo conoscitore
del nostro tempo, sa che in un tempo come il nostro, con tutte le sfide e le difficoltà
che la Chiesa è chiamata ad affrontare, i rapidi mutamenti e le questioni di grande
rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di Pietro non c’è il Vangelo,
ci vuole vigore del corpo e dell’anima: “Un vigore che - egli dice - in me è diminuito
in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero
a me affidato”. Dunque, un atto di straordinaria onestà, di fede profonda, di amore
vero a Cristo e alla Chiesa che non può che lasciarci commossi e ammirati e nello
stesso tempo fiduciosi che il Divino Pastore continuerà a aiutare la sua Chiesa e
ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per navigare sulle onde del tempo.
D.
– L’annuncio delle dimissioni dal Pontificato è avvenuto in un clima di consapevolezza
da parte del Papa, di piena libertà e con una dichiarazione pubblica. Cosa ci dice,
al riguardo, il codice di Diritto canonico ?
R. – Quello che è logico e cioè
che va naturalmente rispettata, profondamente, la sua decisione, la sua volontà,
che fissata la data di conclusione del Pontificato - il Papa l’ha fissata al 28 febbraio
alle ore 20.00 - la Sede di Pietro è "vacante" e quindi si procede a quello che nel
caso di "Sede vacante" ci chiede il diritto della Chiesa: la convocazione di un Conclave
e la elezione del nuovo Papa. Dunque, nulla cambia rispetto a ciò che avviene in caso
di morte di un Papa, con la differenza che, in questo caso, il Papa che lascia il
ministero si ritira in preghiera e continua a sostenere la Chiesa con la preghiera.
Egli non avrà più un ruolo pubblico neanche nel Conclave. Sarà semplicemente un testimone
straordinario di fede e di amore della Chiesa, come lo è stato in tutto il suo ministero,
ma direi in una maniera singolare, straordinaria e, per me - lo ripeto - commovente
in questo gesto del tutto inaspettato.
D. - Sul piano storico, che significato
hanno le dimissioni di un Papa per il cristianesimo? Si tratta di un avvenimento che
indebolisce la Chiesa, oppure rilanciano l’azione dello Spirito Santo per rafforzarla
?
R. – Questo Papa aveva parlato dell’ipotesi di dimissioni nei suoi dialoghi
con il giornalista tedesco Seewald ed egli aveva detto chiaramente che mai si sarebbe
dimesso in un momento in cui la Chiesa si fosse trovata come "agnello di fronte ai
lupi", cioè in un momento come è stato quello terribile della tempesta riguardo agli
abusi sessuali. Dunque, questo significa paradossalmente che se il Papa oggi è arrivato
a questa decisione è perché ritiene non solo che le sue forze non siano sufficienti
a governare la Chiesa, ma anche che la Chiesa in questo momento non naviga in acque
così tempestose da pensare che un ritiro dal Pontificato possa essere uno shock devastante.
Il Papa ci dimostra due cose: da una parte di amare la Chiesa, il Cristo, fino al
punto di mettersi da parte perché sente fisicamente di non poterli servire come vorrebbe,
come dovrebbe. Dall’altra parte, di aver fiducia che la Chiesa saprà vivere questa
fase di transizione con grande fede in Dio sostenuta dallo Spirito.