Egitto ancora nel caos a due anni dalle dimissioni di Mubarak
Due anni fa il presidente, Hosni Mubarak, dava le dimissioni, dopo le violente proteste
di piazza che segnarono l’inizio delle primavera araba nel Paese. L’ex rais venne
poi messo sotto processo per le sue responsabilità nell’aver represso nel sangue le
manifestazioni. In due anni L’Egitto non ha raggiunto ancora una stabilità e nuovi
e vecchi poteri forti continuano ad impedire una reale transizione democratica, mentre
le proteste continuano nelle piazze. Giancarlo La Vella ne ha parlato con
Giuseppe Acconcia, giornalista, che ha segue le vicende egiziane:
R. – Da quel
momento è iniziato il processo contro l’ex rais. E’ stato condannato all’ergastolo
ma in realtà ormai è tutto da rifare. Anche le condanne all’ergastolo per lui e l’ex
ministro dell’Interno Habib el Adly sono da rivedere. E quindi, si torna un po’ a
quella data, all’11 febbraio 2011, in un clima di grande tensione.
D. – Quei
poteri forti che convivevano con Mubarak, sono ancora presenti, oggi?
R. –
Sì, proprio per evitare il ritorno al caos il presidente Mohammed Morsi ha conferito
poteri speciali all’esercito che può arrestare i manifestanti, soprattutto nelle tre
città che sono state oggetto di maggiori tensioni nelle ultime settimane: Port Said,
Suez e Ismalia. Quindi, in qualche modo l’accordo tra islamisti ed esercito prosegue
per tenere il Paese nella stabilità, per evitare che la piazza spinga ad una trasformazione
radicale. Ma in realtà, il clima è talmente teso che viene presa di mira direttamente
l’opposizione, e questo rende il clima sempre più teso e difficile da riportare alla
normale tranquillità.
D. – C’è ancora, nell’Egitto di oggi, qualcuno che rimpiange
Mubarak?
R. – Sicuramente, il primo rimpianto viene dall’approvazione della
Costituzione, perché questa Costituzione è la Costituzione dei Fratelli musulmani
e non rappresenta la complessità del popolo egiziano. Quindi, questa è sicuramente
una rottura con il passato: la Costituzione del 1971 che è stata in vigore nei 30
anni di regime di Mubarak, dava una rappresentazione della società egiziana più equilibrata
di questa.
D. – Come Mubarak è riuscito a governare in modo stabile per 30
anni?
R. – Prima di tutto con la legge di emergenza, che è stata in vigore
per questi 30 anni, e che ha soffocato le manifestazioni e l’opposizione egiziana
che si è trovata a poter manifestare di nuovo soltanto negli ultimi anni; e poi sicuramente
con un sistema di assistenza che ha favorito la dipendenza dallo Stato delle classi
più disagiate. Questo è stato fatto anche delegando parte del potere ai Fratelli musulmani,
e con la fine del regime di Mubarak i Fratelli musulmani hanno acquisito quel potere
che prima avevano soltanto marginalmente e così adesso sono loro il nemico dei manifestanti,
sono loro che vogliono implementare e riprodurre il controllo sulla società che prima
aveva il Partito nazionale democratico.
Testo proveniente dalla pagina
del sito Radio Vaticana