Giornata del malato. Mons. Zimowski: recuperare la dimensione sacramentale nella cura
dei sofferenti
In Baviera, per le celebrazioni della Giornata mondiale del malato, è presente l’inviato
speciale del Papa, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari. Il presule ha presieduto ieri mattina una Messa nella
cappella dell’ospedale di Schwabing, a Monaco di Baviera. In serata ha raggiunto Altötting
dove oggi, nella memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, si svolgeranno le cerimonie
solenni per questo importante appuntamento. Nel suo Messaggio per la Giornata, che
si svolge sul tema «Va’ e anche tu fa’ lo stesso», il Papa ha proposto come modello
la figura del Buon Samaritano, ricordando che la cura pastorale dei malati deve partire
anzitutto dai Sacramenti. Ascoltiamo in proposito mons. Zygmunt Zimowski al
microfono della nostra inviata Christine Seuss:
R. – Noi celebriamo
l’Anno della Fede e per questo motivo dobbiamo anche approfondire la nostra fede per
quanto riguarda i Sacramenti, che ci avvicinano a Gesù Cristo. Per i malati sono importanti
tre Sacramenti, come ha sottolineato il Santo Padre nel suo Messaggio: sono i Sacramenti
della guarigione, e cioè la Penitenza, l’Unzione degli infermi e, in particolare,
l’Eucaristia come viatico. Noi dobbiamo tenere presente che la cura pastorale dei
malati si esprime soprattutto nella dimensione sacramentale.
D. – Il Messaggio
di quest’anno propone alcuni temi molto concreti …
R. – Ogni Giornata mondiale
del malato ha il suo tema. Quest’anno si propone il tema del Buon Samaritano; ogni
anno i temi sono molto concreti. Voi sapete che tra tre anni andremo in Terra Santa
e là vogliamo concentrarci su Maria che ha creduto, Maria che ha dato il buon esempio
andando da Santa Elisabetta per servire la donna anziana che aspetta un bambino: questo
è servizio. E Maria, come dice il Santo Padre nel suo Messaggio, è la prima a darci
l’esempio della Buona Samaritana.
D. – Noi ci troviamo nella terra natia di
Benedetto XVI: quali sono le sue impressioni?
R. – Io ho incontrato il Santo
Padre mercoledì scorso; gli ho chiesto la benedizione per queste giornate che sono
ancora davanti a noi. Infatti, domani ad Altötting, davanti alla Madonna, celebreremo
la Santa Messa. Questo Santuario è molto caro a Benedetto XVI perché la sua casa natale
si trova soltanto a 16 km di distanza. Oggi siamo ancora a Monaco di Baviera, dove
il Santo Padre è stato arcivescovo per oltre cinque anni: siamo sulle tracce di Benedetto
XVI, della sua spiritualità, della sua dimensione mariana, perché lui si affida sempre
– come anche faceva Giovanni Paolo II – a Maria Santissima. E questo è molto, molto
importante per noi.
D. – Che cosa l’ha colpita di più in questi quattro giorni
di viaggio?
R. – Torno al messaggio di Benedetto XVI, nel quale dice che la
Giornata mondiale è il tempo opportuno per la riflessione, per la preghiera e per
la vicinanza ai malati: queste tre dimensioni. E noi l’abbiamo fatto nei primi due
giorni ad Eichstätt, dove abbiamo riflettuto su questo bel tema del Buon Samaritano;
abbiamo anche incontrato i malati nella clinica di Eichstätt e abbiamo visitato una
casa di riposo per anziani, dove l’incontro è stato veramente toccante: qui una religiosa
e una signora laica si sono avvicinate ai malati con l’acqua santa, poi hanno acceso
le candele e tutti abbiamo pregato per i bisogni del mondo. Ogni malato, ogni persona
anziana che appena riuscisse ad esprimersi – perché veramente alcuni erano molto anziani
– ha espresso il proprio desiderio: una signora, mamma di un sacerdote, ha chiesto
al Signore che suo figlio possa fare tanto, tanto bene per la sua parrocchia, come
un Buon Samaritano. Altri hanno pregato per i loro genitori ormai defunti … Veramente,
è stato un incontro toccante. Noi dobbiamo essere come la Chiesa, con il cuore rivolto
ai malati, ai sofferenti, verso le persone che hanno bisogno della nostra cura, che
hanno bisogno del nostro cuore …