Francia: la Chiesa lancia nuove proposte per la crisi delle vocazioni
“I giovani cattolici 2.0 hanno la vocazione?”: è questo il titolo del rapporto presentato
dalla Conferenza episcopale francese e dal Servizio nazionale per l’evangelizzazione
dei giovani (Snejv). La ricerca è stata realizzata a conclusione dell’Anno per la
promozione della vita consacrata ed in preparazione al 50.mo anniversario della Giornata
mondiale di preghiera per le vocazioni, che ricorrerà il 21 aprile. In totale, rileva
il rapporto, nel 2012 circa 2mila giovani in tutta la Francia hanno intrapreso il
cammino presbiterale o religioso: una cifra che rivela un calo, lieve ma costante,
in tutti i settori vocazionali. Se nel 2011, infatti, i candidati al sacerdozio erano
710, nel 2012 sono stati 691 e lo stesso dicasi per gli ordinati (106 rispetto a 84)
e per gli iscritti al primo anno di formazione (133 invece di 127). Il che significa,
ha spiegato la Cef, una riduzione notevole delle vocazioni nel giro di appena un decennio:
nel 2000, infatti, i candidati al sacerdozio erano 976. Non solo: i vescovi francesi
lanciano l’allarme anche per quanto riguarda l’invecchiamento degli uomini e delle
donne di Chiesa. Oggi, più della metà dei sacerdoti cattolici d’Oltralpe ha superato
i 75 anni e tale situazione provoca gravi disparità territoriali tra le diocesi. Senza
contare che attualmente solo l’1% dei giovani francesi tra i 18 ed i 25 anni frequenta
la Messa domenicale. Tuttavia, la Chiesa di Parigi non si abbatte: “Certo, le cifre
al ribasso non sono incoraggianti – dice mons. Nicolas Souchu, vescovo ausiliare di
Rennes, responsabile per le vocazioni – ma non bisogna perdere di vista l’essenziale,
così da creare degli spazi che permettano ai giovani di aprirsi alle vocazioni”. Anche
perché, continua suor Nathalie Becquart, direttrice dello Snejv, in una realtà in
cui “i giovani cattolici sono davvero pochi” e “in una società secolarizzata come
quella attuale, scegliere la vocazione è un gesto forte, decisivo”. Esistono, infatti,
alcuni ‘freni’ alle vocazioni, come “la paura di deludere – continua suor Becquart
– perché per alcuni giovani di provenienza più popolare, c’è il timore di non essere
all’altezza delle aspettative; ma c’è soprattutto la reticenza ad impegnarsi per la
vita”. Oggi, infatti, spiega la religiosa, “i ragazzi si mobilitano intensamente per
avvenimenti concreti in uno specifico momento, ma hanno difficoltà a guardare ad un
impegno che sia per tutta la vita”. Cosa può fare, dunque, la Chiesa? Secondo padre
Didier Noblot, direttore aggiunto dello Snejv, è necessario “cambiare il modo di affrontare
le vocazioni”, perché se “cinquant’anni fa la vocazione veniva vista come una chiamata
spontanea, che nasceva in modo molto personale”, oggi “in un contesto cristiano molto
meno numeroso, bisogna sensibilizzare le comunità cristiane, parlare delle vocazioni,
rafforzare i legami tra la Pastorale per le vocazioni e la Pastorale giovanile”. Inoltre,
continua padre Noblot, “è necessario creare degli spazi in cui i ragazzi riescano
a vivere momenti che potrebbero essere fondamentali per loro”, come la Giornata mondiale
della gioventù o le attività di volontariato. Essenziale anche una buona campagna
di comunicazione, a partire dai siti Internet come blog.jeunes-cathos.fr oppure www.jesunes-vocations.catholique.fr,
oppure ideata a partire dai manifesti rappresentanti giovani sorridenti che pongono
una domanda cruciale: “Seguire un cammino già tracciato o seguire il mio cammino?”.
Un ulteriore suggerimento viene da un’apposita brochure che spiega il ruolo dei ministranti
e raffigura un giovane in abito talare, sotto lo slogan “Perché no?”. Infine, la Cef
ha pensato di distribuire un dvd intitolato “Cristiani con voi, sacerdoti per voi”
che contiene una selezione di immagini diocesane, raccolte nel corso dell’Anno sacerdotale,
indetto nel 2009-2010 da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni della morte di San
Giovanni Maria Vianney, Patrono dei parroci. (A cura di Isabella Piro)