Betlemme: orfanotrofio delle Suore di San Vincenzo de' Paoli per bambini palestinesi
A Betlemme, gestito dalle Suore di San Vincenzo de' Paoli, l'orfanotrofio della Crèche,
ovvero della Culla - da 127 anni ospita giovani orfani palestinesi o provenienti da
famiglie problematiche, accompagnandoli fino a sei anni. Il servizio è del Franciscan
Media Centre di Gerusalemme:
Da 127 anni
la Crèche – “culla”, in francese – ospita giovani orfani palestinesi o provenienti
da famiglie problematiche fin dai primi giorni di vita e li accompagna fino a sei
anni. Con immenso affetto, pazienza e devozione le suore compiono quotidianamente
alla Crèche una missione impossibile: sanare la ferita dell'abbandono in questi bambini.
Provvedono ai loro bisogni quotidiani: dal cibo, alla prima istruzione, alla veglia
sul loro sonno. E, insieme alle assistenti sociali, alle insegnanti e ai volontari,
sopperiscono al vuoto lasciato dalle madri di questi piccoli abbracciando, sorridendo
e offrendo l’amore di cui hanno bisogno. Suor Maria non nega una buona parola
a nessuno. Originaria della Sardegna, ha speso qui gli ultimi otto anni della sua
vita. Un lavoro intenso il suo e quello delle sue consorelle, pieno di convinzione:
“Penso
che la nostra prima missione, come ci ha insegnato il nostro fondatore, sono i piccoli,
perché sono i piccoli che Gesù amava. ‘Chi viene dai miei bambini, se fa una piccola
opera a un bambino è a me che lo fa’”.
I 32 bambini residenti alla Crèche
crescono tra le cure migliori: un’insegnante si occupa delle loro attività psicomotorie;
un’altra del loro primo approccio alla musica. Lo staff comprende anche infermiere
e un medico. L’orfanotrofio è una grande famiglia, dove si dorme, si mangia e si vive
insieme. Durante il giorno ospita nel proprio asilo anche 68 bambini esterni, provenienti
in maggioranza da famiglie bisognose. Gli sforzi di portare armonia in questa grande
casa sono enormi, così come i risultati. Ma quello della Crèche sarà - per sua natura
- sempre un lavoro incompleto:
“Noi cerchiamo di fare tutto il possibile,
però sappiamo bene che la mamma non possiamo mai sostituirla perché a questi bambini
manca la cosa più importante: sono privati dei loro diritti umani sin dal seno materno.
Sin da piccolini loro esprimono quest’assenza, questa cosa che manca, quindi si sente
che hanno bisogno di affezione: vogliono essere presi in braccio …”.
Dopo
i sei anni, i bambini vengono spostati nel “Villaggio Sos” di Betlemme, un’istituzione
che li accoglie fino al compimento dei 18 anni. Quelli provenienti da famiglie problematiche
e affidati alla Crèche solo temporaneamente, tornano invece in famiglia. Della possibilità
di offrire un futuro migliore a questi bambini si occupa assiduamente Suor Elizabeth,
la madre superiora della Crèche, tra speranza e mille difficoltà:
“Dans
l’islam il n’y a pas possibilité d’adoption plenière, … Nell’Islam non è
prevista la piena adozione; tuttavia esiste una forma di affidamento – chiamata ‘Kafala’
in arabo – che richiede tuttavia un cambiamento nella mentalità della gente. Stiamo
lavorando insieme al ministro palestinese degli Affari sociali per tentare di favorire
l’affidamento di questi bambini presso delle famiglie. Ma è un processo molto lento,
molto discreto. Ma piano piano confidiamo nel ben volere e nella buona volontà dei
responsabili affinché questi bambini siano affidati a delle famiglie, perché la cosa
migliore per un bambino è avere una famiglia, un papà e una mamma che li amino”.