Tunisia: manifestazione degli islamici in difesa della Costituente
Sempre alta la tensione in Tunisia. "Ennahda", il partito islamista al potere, ha
indetto una manifestazione in difesa dell’Assemblea Costituente nel centro di Tunisi,
all’indomani dei funerali del leader dell’opposizione, Belaid, assassinato il 6 febbraio
scorso. In queste ore, mentre è in corso la manifestazione - almeno tremila gli islamisti
in piazza - sono state attaccate diverse sedi del partito. Da parte sua, il premier
Jebali ha detto che si dimetterà se non riuscirà a formare a breve un "governo tecnico".
Eugenio Bonanata ne ha parlato con Ilaria Guidantoni, esperta di Tunisia:
R. - Purtroppo
è sconcertante quanto è avvenuto, ma non inatteso e inaspettato. Evidentemente c’è
una situazione ingestibile legata soprattutto all’assenza di lavoro e di programmazione
economica. Su questo il governo non ha tenuto. Complice la corruzione e una macchina
burocratica che non funziona, si è spaccato il partito di maggioranza vanificando
anche quello che definirei un po’ ironicamente il “compromesso storico in salsa araba”,
cioè l’unione al governo con i laici.
D. - È in gioco il ruolo dell’islam nella
società tunisina?
R. - Ritengo che non si possa parlare di islam radicale o
islam moderato perché mi sembrano semplificazioni inutili. Si può parlare di persone
moderate o persone estremiste. Ritengo che l’islam politico, così come è stato concepito,
probabilmente è fallimentare... In una società multiculturale - quale la Tunisia è
sempre stata - è importante massimizzare il dialogo con la diversità, e i cristiani
e gli ebrei di Tunisia possono avere un ruolo importante.
D. - Da dove può
ripartire la Tunisia?
R. - A mio avviso sono due i punti di partenza fondamentali.
Il primo è l’associazionismo trasversale della società civile. Speriamo che la paura
e l’autocensura non abbiano mai la meglio. In particolare è molto importante il ruolo
delle donne che stanno dando prova di questo. L’altro punto fondamentale trasversale
è il ruolo del sindacato per il lavoro. L’Ugtt (Unione generale dei lavoratori tunisini)
è molto forte; è uno dei sindacati arabi più importanti con oltre mezzo milione di
iscritti, una cifra notevole se pensiamo che la popolazione tunisina non arriva ad
11 milioni di persone. Un loro motto dice questo: “La rivoluzione ci ha unito, i partiti
ci hanno diviso. I partiti fanno ognuno i propri interessi, ma l’Ugtt può pensare
a tutto”. Quindi, ascoltare la piazza e non la rabbia. In ultimo, vorrei dire che
è molto importante il ruolo dei cristiani europei, proprio in questo senso di mediazione
e di accoglienza tra istanze diverse, perché probabilmente noi abbiamo una tradizione
e un’esperienza ormai metabolizzata...
D. - I giovani in questo quadro sono
disorientati?
R. - Spaesati, acerbi politicamente, perché è una generazione
che si è formata sotto una dittatura che ha distrutto la possibilità del dialogo politico.
Ci sono pochi giovani intellettuali in prima linea - dai rapper ai blogger in particolare,
che sono poi quelli che conosciamo all’esterno - e ci sono invece molti giovani che,
purtroppo, stanno cominciando a rimpiangere il vecchio regime perché sentono di perdere
i propri privilegi e di non aver altro. Forse non hanno ancora la consapevolezza di
quanto sia importante la libertà di espressione, ma è anche comprensibile la loro
fretta di trovare un lavoro e un ruolo sociale. D’altra parte, in Rete vedo circolare
molta rabbia e forse troppa emotività: dall’inno di una laicità radicale - che può
portare solo allo scontro - ai giovani di "Ennahda", della cosiddetta fascia più moderata,
che hanno scritto espressioni del tipo: “Le mani che hanno paura non faranno la storia”.
Ma, in qualche modo, questo è un invito alla battaglia. Sono istanze pericolose se
iniziano ad affermarsi.
D. - Come ne esce l’obbiettivo di formare un governo
di tecnici?
R. - Bisognerà vedere se effettivamente si concretizza. Credo che
il governo dei tecnici - ne sappiamo qualcosa da vicino - è sempre in funzione di
emergenza e di transizione. Penso che se al sindacato si darà un ruolo strutturale
importante, possa valere la pena di percorrere questa via, che al momento mi sembra
l’unica accettabile.