2013-02-09 14:01:13

Giornata del Malato. La fede, la prova, la speranza


di Monica Quirico, docente di Teologia Fondamentale alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale
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E’ legittimo pregare ricercando la guarigione ma la cosa più importante, quando si è nella condizione della malattia propria o di un familiare, è stare di fronte a Lui e attendere, invocando una integrità globale, non solo quella fisica. Credere nel miracolo è importante perché vuol dire credere nell’estrema attenzione di Gesù per l’uomo. Ma crederci non significa pretenderlo, perché non è un automatismo. C’è bisogno di un addestramento a questo tipo di atteggiamento quando si è in salute. E' già allora che dovremmo prepararci a sperimentare il limite della nostra creaturalità.
Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la XXI Giornata mondiale del Malato, che si celebra l'11 febbraio, ha invitato a vivere l’Anno della fede come "un’occasione propizia per intensificare la diaconia della carità nelle nostre comunità ecclesiali, per essere ciascuno buon samaritano verso l’altro, verso chi ci sta accanto", richiamando "alcune figure, tra le innumerevoli nella storia della Chiesa, che hanno aiutato le persone malate a valorizzare la sofferenza sul piano umano e spirituale, affinché siano di esempio e di stimolo". La prof.ssa Quirico - intervenuta al convegno organizzato dalla diocesi di Torino "Fede, guarigione e salute" - sottolinea, a proposito del presunto silenzio di Dio su alcuni drammi dell'umanità e in generale sul dolore e sulla soffferenza dell'essere umano, l'onnipotenza paradossale del Dio cristiano. Il nostro "è in fondo un 'Dio debole' - spiega - non nel senso di come lo intende il pensiero contemporaneo, ma perché si svuota completamente per l’uomo. Ed è sì una debolezza, che però ci salva". (a cura di Antonella Palermo)








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