Terra Santa: mons. Shomali chiede legittimità internazionale nel dialogo israelo-palestinese
“Solo la legittimità internazionale potrà essere la piattaforma sicura e solida per
i futuri negoziati israelo-palestinesi”: è quanto ha detto mons. William Shomali,
vicario patriarcale di Gerusalemme. Il presule è intervenuto presso l’Istituto cattolico
di Tolosa, presentando una conferenza dal titolo “Dialogo interreligioso e pace in
Terra Santa: sfide attuali e prospettive del futuro”. In particolare, il presule ha
evidenziato “le luci e le ombre” del confronto interreligioso in Terra Santa: ad esempio,
ricordando gli atti di vandalismo verificatisi recentemente contro alcuni siti cristiani,
mons. Shomali ha sottolineato come la condanna di tali episodi sia stata unanime da
parte degli esponenti non solo cristiani, ma anche musulmani ed ebrei. “Essi hanno
condannato tali atti di vandalismo – ha spiegato il presule – puntando il dito contro
la radice del problema che risiede nell’educazione al fanatismo, spesso ricevuta a
scuola”. Sullo stesso piano si colloca lo studio, pubblicato tre giorni fa, sui libri
di testo scolastici destinati agli studenti israeliani e palestinesi. Il risultato
dell’analisi, ha detto mons. Shomali, “non è affatto incoraggiante, poiché i manuali
di ciascun popolo presentano in modo negativo l’altro e ne danno un’immagine distorta”,
a causa di una narrazione unilaterale. Tuttavia, ci sono margini di speranza: “Cristiani
e musulmani – ha detto il vicario patriarcale di Gerusalemme – hanno in comune la
lingua, la cultura, il fatto di aver vissuto e sofferto insieme”. Certo, ha continuato,
“il dialogo teologico resta difficile perché non si può dialogare sulla Trinità, la
divinità di Cristo o la sua incarnazione”; però, cristiani e musulmani possono “approfondire
insieme i valori etici e religiosi comuni, come la carità, la giustizia, il pellegrinaggio
ed il rispetto della vita”. Mons. Shomali ha quindi ribadito come nelle scuole e nelle
strutture sociali cristiane “si cerchi di educare i giovani musulmani e cristiani
a vivere insieme nel rispetto reciproco e nella convivialità”, poiché “il dialogo
non dovrebbe limitarsi alle sfere intellettuali, ma arrivare a coprire tutti i segmenti
della società”. C’è, però, un punto sul quale mons. Shomali ha posto fortemente l’accento,
ovvero il riconoscimento effettivo, da parte dell’Islam, della libertà di coscienza
poiché il dialogo islamo-cristiano resta infruttuoso e di pura facciata “se non si
trovano soluzioni per problemi reali, come quello della libertà di coscienza e dell’uguaglianza
della cittadinanza”. Quanto al confronto ebraico-cristiano, invece, il presule ha
affermato che esso dovrebbe essere facilitato “da punti in comune e condivisi, come
la Bibbia, la preghiera dei Salmi, i valori etici della dignità della persona e dell’importanza
della vita”. Facendo riferimento, poi, ai progressi raggiunti grazie al documento
conciliare “Nostra Aetate”, ovvero la dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con
le religioni non cristiane, come anche dagli incontri della Commissione bilaterale
permanente tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, mons. Shomali ha notato che a
livello della vita quotidiana, i rapporti tra cristiani ed ebrei sono molto buoni,
mentre “la situazione politica getta ombre su tali relazioni ed impedisce un dialogo
profondo e fruttuoso”. Di qui, l’auspicio che la comunità internazionale possa aiutare
i futuri negoziati. (A cura di Isabella Piro)