2013-02-08 12:41:20

Rischio sfratto per i bimbi oncologici di “Peter Pan”. Montini: inaccettabile, la politica risolva al più presto


Da oltre 10 anni, la Casa di “Peter Pan” accoglie gratuitamente bambini malati di tumore in cura a Roma con le loro famiglie. Un impegno che è valso all’associazione la “Medaglia d’Oro al merito della Sanità Pubblica”. Ora, questa struttura che ha dato nuova speranza ad oltre 600 bambini oncologici, rischia di chiudere. L’ente regionale "Irai" ha infatti emesso un ordine di sfratto all’associazione per un problema di canone. Dal canto suo, l’assessore alle Politiche Sociali della regione Lazio ha convocato per lunedì i vertici dell’ente e dell’associazione per trovare una mediazione. Ma come si è arrivati a questa difficile situazione? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Gian Paolo Montini, direttore generale dell’associazione “Peter Pan”:RealAudioMP3

R. - Che cosa è successo? Noi abbiamo preso questo stabile fatiscente alla fine degli Anni ’90. Lo abbiamo avuto in affitto - all’epoca il sindaco Rutelli si era interessato insieme a Moffa della Provincia e alla Regione - e abbiamo stipulato un contratto di 12 anni di tremila euro al mese. Alla fine di gennaio 2012 è scaduto il contratto, e abbiamo cominciato a pagare seimila euro al mese come indennizzo perché, nel frattempo, era iniziata una trattativa per trovare una soluzione per rinnovare il contratto - eventualmente e soprattutto - in comodato d’uso. Invece, cosa è successo? Non si è riuscito a trovare questo accordo, anzi, gli amministratori dell’ente hanno detto di essere vincolati a porci un canone - parliamo di cifre che vanno dai 20 ai 30 mila euro circa - e noi abbiamo detto: “Assolutamente no! Su questo non possiamo né eticamente, né dal punto di vista finanziario, perché non possiamo chiedere ai cittadini che sostengono Peter Pan, di finanziare invece l’ente pubblico, per il quale gratuitamente forniamo un servizio a delle famiglie che gratuitamente lo ottengono". Quindi, a questo punto la trattativa è finita con questa lettera arrivata pochi giorni fa, la quale diceva che in dieci giorni dovevamo lasciare la casa di Peter Pan. Noi non la lasceremo, perché non lasceremo le famiglie. Certamente, se non ci fossero state le famiglie che avevano questo bisogno, questa necessità, - che altrimenti avrebbero dormito in macchina sotto gli ospedali con i figli che erano costretti a rimanere - anche quando non era necessario - all’interno dei raparti bloccando anche i letti per i ricoveri - noi ce ne saremmo andati volentieri.

D. - Sembrerebbe quasi più un problema tecnico che altro…

R. - Quando la politica è assente, l’amministrazione e la burocrazia - di fatto - alla fine che cosa provocano? Provocano lo schiacciamento della realtà civile.

D. - Che cosa dicono le famiglie di questi bambini che sono accolti e ospitati da Peter Pan?

R. - Sono arrabbiate. Sono sinceramente arrabbiate, perché la lettera è l’espressione di un atto di abbandono verso queste famiglie che già hanno vissuto e stanno vivendo un terremoto, perché la malattia del proprio figlio è proprio come un terremoto. Quindi vedere una lettera del genere, giustificata magari dall’amministrazione da un punto di vista burocratico, e l’effetto che produce su una famiglia che sta vivendo questo momento, sinceramente non è accettabile.

D. - Appena si è saputa questa notizia c’è stata una vera e propria onda di solidarietà. Qual è dunque l’appello che oggi viene rivolto da Peter Pan?

R. - Che la politica faccia il suo lavoro, concerti questo tavolo, trovi la soluzione, perché noi stiamo facendo gratuitamente un servizio che per la Regione a costo zero provoca invece un grande guadagno. Noi pensiamo alla qualità di vita delle famiglie dei bambini, loro pensino - in termini di sussidiarietà reale - a farci fare il nostro lavoro per loro insieme a loro e non contro di loro.







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