Pubblicato il libro "Il Kerygma". Kiko racconta la sua conversione
Dalla crisi esistenziale alla riscoperta della fede fino agli inizi del Cammino neocatecumenale
a Roma. Nel libro “Il Kerygma. Nelle baracche con i poveri”, scritto da lui stesso,
Kiko Argüello racconta la sua esperienza. Nato in una famiglia medio-alta di Madrid,
studia pittura e, dopo un periodo di dubbio, vive una profonda conversione che lo
porta prima ad andare a vivere fra gli ultimi nelle baracche della capitale spagnola
e poi ad iniziare, assieme a Carmen Hernandez, l’esperienza del Cammino neocatecumenale.
Il libro, edito dalla San Paolo, è in edicola questa settimana anche con Famiglia
Cristiana. Debora Donnini ha intervistato Kiko Argüello, partendo proprio
dal momento in cui ha avuto questa esperienza di crisi:
R. – Ho avuto
questo momento di grandissima sofferenza. Si vive in un mondo con un grande desiderio
di giustizia e risulta che invece c’è tantissima ingiustizia. Perché succede questo?
Sono arrivato, seguendo un poco il pensiero di Sartre, al fatto che una risposta potesse
essere che tutto fosse assurdo. E’ stato un momento molto duro, in cui ho provato
a vivere come se Dio non ci fosse, ma la mia vita si era fatta difficile… Ho ricevuto
anche un premio straordinario di pittura, che non mi ha dato nulla interiormente.
Ma in questa kenosi, in questa discesa, Dio ha avuto pietà di me e ho ricevuto
un primo barlume di luce leggendo un filosofo ebreo, Bergson, che dice che l’intuizione
è un mezzo di conoscenza della verità superiore alla ragione. Pensando che potesse
essere vero, ho capito dentro di me che effettivamente non tutto il mio essere credeva
che fosse tutto assurdo. Qualcosa dentro di me - l’intuizione, l’arte – mi ha detto
che forse, forse, c’era una ragione. E se c’è una ragione, Dio comincia ad apparire
all’orizzonte.Allora, Dio ha permesso fossi sufficientemente umile per chiedere
aiuto. Forse prima ero molto superbo. L’esperienza più profonda è stata, in fondo,
scoprire che Dio c’era, che c’è, ma Dio non è un’idea, non è una filosofia. Dice San
Paolo che lo Spirito rende testimonianza al nostro spirito e questa testimonianza
è la certezza assoluta che Dio c’è e ti ama. Se Dio c’è, io sono. Come si può provare
questo? Io l’ho provato: ho avuto un incontro profondo dentro di me con Gesù Cristo,
attraverso lo Spirito Santo.
D. – Dopo questa esperienza, lei è andato a vivere
nelle baracche, e in un certo senso ha visto la presenza di Gesù Cristo nei poveri,
nella sofferenza degli innocenti...
R. – Dopo questo, mi sono messo in cammino
e sono andato a parlare con un prete, perché volevo essere cristiano. Lui mi diceva:
“Lei non è battezzato?” Ed io: “Sì, sì, sono battezzato, ma non sono formato”. Volevo
essere cristiano e in quel momento, nelle parrocchie non ho trovato nessuno strumento
per una persona adulta, che veniva dall’ateismo e voleva essere cristiano. Dopo ho
avuto altri incontri con il Signore. Un incontro importantissimo nella mia vita è
stato quello con la sofferenza degli innocenti, per cui sono rimasto completamente
scioccato. Dio ha permesso, per una serie di circostanze attraverso la donna di servizio
della mia famiglia, che ha avuto una vita di inferno, che andassi ad aiutare la sua
famiglia, con un marito alcolizzato, che li picchiava. Lì ho trovato un ambiente di
gente distrutta. Dice Sartre: “Guai all'uomo che il dito di Dio schiaccia contro il
muro”….gente completamente schiacciata per i peccati di altri: gli innocenti sono
quelli che sono vittime dei peccati degli altri. Sono tanti i tipi di sofferenza degli
innocenti, violenze nelle famiglie e così via. La fede è una luce che ti dà il discernimento
per comprendere la storia. Io di fronte a questa realtà sono rimasto scioccato e ho
pensato: “Se domani venisse Gesù Cristo, mi piacerebbe trovarmi ai piedi di Cristo
crocifisso in queste persone, negli ultimi”. Non potevo continuare a vivere nel mondo
così e ho lasciato tutto. Seguendo le orme di Charles de Foucault, ho pensato di andarmene
lì, in una zona terribile di grotte, di zingari, di clochard. Non sono andato a portare
un’opera sociale, perché per me l’opera sociale era quella di mettermi ai piedi di
Cristo crocifisso.
D. – In questa esperienza, che lei ha vissuto nelle baracche,
lei ha visto come la Parola di Dio avesse la forza di cambiare la vita delle persone...
R.
– Molta di quella gente che stava lì, era distrutta, era stata violentata…una situazione
tremenda. Ho conosciuto allora Carmen Hernandez che si stava preparando per andare
in India, che aveva studiato teologia. Quindi, lei ha conosciuto le baracche e le
persone che venivano con me ad ascoltare la Parola. Volevano che io parlassi di Gesù
Cristo, anche se io non sapevo... Attraverso questo, il Signore ha cominciato a mettere
un seme, che è stato dato dai poveri. Le catechesi che noi facciamo nelle parrocchie
sono create dai poveri, dagli zingari, che erano tutti analfabeti: una presenza di
Gesù Cristo immensa. Si è quindi cominciata a creare una piccola comunità di poveri,
degli ultimi della Terra, era sorprendente! L’ha conosciuta anche l’arcivescovo di
Madrid, mons. Casimiro Morcillo, che è venuto a difenderci quando la polizia voleva
buttare giù le baracche, e lui stesso è rimasto molto impressionato e ci ha detto
di andare nelle parrocchie.
D. – Ci sono centinaia di famiglie del Cammino
neocatecumenale che si trasferiscono in diversi Paesi del mondo, dai più poveri del
Sud America, dell’Africa a quelli del Nord Europa, per annunciare il Vangelo. Come
si annuncia il Vangelo a persone che non l’hanno mai ascoltato?
R. – Tutti
noi uomini abbiamo dentro il principio di vivere tutto per noi stessi. Gesù Cristo
dice: Amatevi, come io vi ho amato. Come ci ha amato Cristo? Quando eravamo suoi nemici.
Possiamo amare al di là della morte. Perché? Perché abbiamo ricevuto la vita eterna.
Ogni battezzatoha ricevuto la vita eterna. Noi facciamo comunità cristiane
secondo il dettame “Amatevi, come io vi ho amato”, nella dimensione della Croce. E
come possiamo arrivare a questa statura di fede? Ecco la necessità di un’iniziazione
cristiana, di un cammino. Ripercorrendo il Battesimo possiamo riscoprire cosa sia
veramente essere cristiani. Queste famiglie, che hanno fatto questo percorso, sono
invitate a formare una comunità cristiana e quando i pagani vedono come ci amiamo,
vengono a chiedere il Battesimo. Facciamo “missio ad gentes” in Germania, in Austria,
a Stoccolma, ad Amsterdam. Quando le persone vedono una comunità d’amore chiedono
il Battesimo perché sono impressionati da come ci relazioniamo.