2013-02-08 16:39:37

Pubblicato il libro "Il Kerygma". Kiko racconta la sua conversione


Dalla crisi esistenziale alla riscoperta della fede fino agli inizi del Cammino neocatecumenale a Roma. Nel libro “Il Kerygma. Nelle baracche con i poveri”, scritto da lui stesso, Kiko Argüello racconta la sua esperienza. Nato in una famiglia medio-alta di Madrid, studia pittura e, dopo un periodo di dubbio, vive una profonda conversione che lo porta prima ad andare a vivere fra gli ultimi nelle baracche della capitale spagnola e poi ad iniziare, assieme a Carmen Hernandez, l’esperienza del Cammino neocatecumenale. Il libro, edito dalla San Paolo, è in edicola questa settimana anche con Famiglia Cristiana. Debora Donnini ha intervistato Kiko Argüello, partendo proprio dal momento in cui ha avuto questa esperienza di crisi:RealAudioMP3

R. – Ho avuto questo momento di grandissima sofferenza. Si vive in un mondo con un grande desiderio di giustizia e risulta che invece c’è tantissima ingiustizia. Perché succede questo? Sono arrivato, seguendo un poco il pensiero di Sartre, al fatto che una risposta potesse essere che tutto fosse assurdo. E’ stato un momento molto duro, in cui ho provato a vivere come se Dio non ci fosse, ma la mia vita si era fatta difficile… Ho ricevuto anche un premio straordinario di pittura, che non mi ha dato nulla interiormente. Ma in questa kenosi, in questa discesa, Dio ha avuto pietà di me e ho ricevuto un primo barlume di luce leggendo un filosofo ebreo, Bergson, che dice che l’intuizione è un mezzo di conoscenza della verità superiore alla ragione. Pensando che potesse essere vero, ho capito dentro di me che effettivamente non tutto il mio essere credeva che fosse tutto assurdo. Qualcosa dentro di me - l’intuizione, l’arte – mi ha detto che forse, forse, c’era una ragione. E se c’è una ragione, Dio comincia ad apparire all’orizzonte. Allora, Dio ha permesso fossi sufficientemente umile per chiedere aiuto. Forse prima ero molto superbo. L’esperienza più profonda è stata, in fondo, scoprire che Dio c’era, che c’è, ma Dio non è un’idea, non è una filosofia. Dice San Paolo che lo Spirito rende testimonianza al nostro spirito e questa testimonianza è la certezza assoluta che Dio c’è e ti ama. Se Dio c’è, io sono. Come si può provare questo? Io l’ho provato: ho avuto un incontro profondo dentro di me con Gesù Cristo, attraverso lo Spirito Santo.

D. – Dopo questa esperienza, lei è andato a vivere nelle baracche, e in un certo senso ha visto la presenza di Gesù Cristo nei poveri, nella sofferenza degli innocenti...

R. – Dopo questo, mi sono messo in cammino e sono andato a parlare con un prete, perché volevo essere cristiano. Lui mi diceva: “Lei non è battezzato?” Ed io: “Sì, sì, sono battezzato, ma non sono formato”. Volevo essere cristiano e in quel momento, nelle parrocchie non ho trovato nessuno strumento per una persona adulta, che veniva dall’ateismo e voleva essere cristiano. Dopo ho avuto altri incontri con il Signore. Un incontro importantissimo nella mia vita è stato quello con la sofferenza degli innocenti, per cui sono rimasto completamente scioccato. Dio ha permesso, per una serie di circostanze attraverso la donna di servizio della mia famiglia, che ha avuto una vita di inferno, che andassi ad aiutare la sua famiglia, con un marito alcolizzato, che li picchiava. Lì ho trovato un ambiente di gente distrutta. Dice Sartre: “Guai all'uomo che il dito di Dio schiaccia contro il muro”….gente completamente schiacciata per i peccati di altri: gli innocenti sono quelli che sono vittime dei peccati degli altri. Sono tanti i tipi di sofferenza degli innocenti, violenze nelle famiglie e così via. La fede è una luce che ti dà il discernimento per comprendere la storia. Io di fronte a questa realtà sono rimasto scioccato e ho pensato: “Se domani venisse Gesù Cristo, mi piacerebbe trovarmi ai piedi di Cristo crocifisso in queste persone, negli ultimi”. Non potevo continuare a vivere nel mondo così e ho lasciato tutto. Seguendo le orme di Charles de Foucault, ho pensato di andarmene lì, in una zona terribile di grotte, di zingari, di clochard. Non sono andato a portare un’opera sociale, perché per me l’opera sociale era quella di mettermi ai piedi di Cristo crocifisso.

D. – In questa esperienza, che lei ha vissuto nelle baracche, lei ha visto come la Parola di Dio avesse la forza di cambiare la vita delle persone...

R. – Molta di quella gente che stava lì, era distrutta, era stata violentata…una situazione tremenda. Ho conosciuto allora Carmen Hernandez che si stava preparando per andare in India, che aveva studiato teologia. Quindi, lei ha conosciuto le baracche e le persone che venivano con me ad ascoltare la Parola. Volevano che io parlassi di Gesù Cristo, anche se io non sapevo... Attraverso questo, il Signore ha cominciato a mettere un seme, che è stato dato dai poveri. Le catechesi che noi facciamo nelle parrocchie sono create dai poveri, dagli zingari, che erano tutti analfabeti: una presenza di Gesù Cristo immensa. Si è quindi cominciata a creare una piccola comunità di poveri, degli ultimi della Terra, era sorprendente! L’ha conosciuta anche l’arcivescovo di Madrid, mons. Casimiro Morcillo, che è venuto a difenderci quando la polizia voleva buttare giù le baracche, e lui stesso è rimasto molto impressionato e ci ha detto di andare nelle parrocchie.

D. – Ci sono centinaia di famiglie del Cammino neocatecumenale che si trasferiscono in diversi Paesi del mondo, dai più poveri del Sud America, dell’Africa a quelli del Nord Europa, per annunciare il Vangelo. Come si annuncia il Vangelo a persone che non l’hanno mai ascoltato?

R. – Tutti noi uomini abbiamo dentro il principio di vivere tutto per noi stessi. Gesù Cristo dice: Amatevi, come io vi ho amato. Come ci ha amato Cristo? Quando eravamo suoi nemici. Possiamo amare al di là della morte. Perché? Perché abbiamo ricevuto la vita eterna. Ogni battezzato ha ricevuto la vita eterna. Noi facciamo comunità cristiane secondo il dettame “Amatevi, come io vi ho amato”, nella dimensione della Croce. E come possiamo arrivare a questa statura di fede? Ecco la necessità di un’iniziazione cristiana, di un cammino. Ripercorrendo il Battesimo possiamo riscoprire cosa sia veramente essere cristiani. Queste famiglie, che hanno fatto questo percorso, sono invitate a formare una comunità cristiana e quando i pagani vedono come ci amiamo, vengono a chiedere il Battesimo. Facciamo “missio ad gentes” in Germania, in Austria, a Stoccolma, ad Amsterdam. Quando le persone vedono una comunità d’amore chiedono il Battesimo perché sono impressionati da come ci relazioniamo.







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