No dei vescovi Usa a norme sanitarie. Cardia: compromesso di Obama complica le
cose
La Casa Bianca ha fatto qualche passo, ma su assicurazione sanitaria, contraccettivi
e abortivi non ci sono “soluzioni accettabili”. E’ quanto sottolineano i vescovi degli
Stati Uniti in un comunicato sulle modifiche alla riforma sanitaria voluta da Barack
Obama. Il cardinale Timothy Dolan, presidente dell’episcopato Usa, critica in particolare
la “distinzione inaccurata” che la norma mantiene sui “ministri religiosi”. La Casa
Bianca, ribadisce l’arcivescovo di New York, ci aveva assicurato “che non ci sarebbe
stato chiesto di pagare” in alcun modo “la copertura dei metodi anticoncezionali”.
Per un commento sulla vicenda, Alessandro Gisotti ha intervistato il giurista
Carlo Cardia:
R. – Obama ha
cercato un compromesso su quella scelta di obbligare tutte le organizzazioni a sostenere
la spesa per i metodi sanitari contraccettivi, abortivi di vario tipo, sostenuti dai
propri dipendenti, che rappresenta un ulteriore incentivo. Si dice, infatti, alle
persone, con nomi e cognomi: “Guardate che voi avete la copertura assicurativa per
tutte queste pratiche”. Sembra che Obama volesse tornare indietro su questa scelta,
perché si era reso conto di un’opposizione sociale molto forte. Che cosa è accaduto?
E’ accaduto che il compromesso che si è offerto ha ulteriormente complicato la situazione.
D.
– Quali sono i punti più controversi di queste norme?
R. – Dai principi che
sono stati formulati si capiscono almeno tre cose. Primo, non sono chiari i soggetti
che vengono esentati. Per esempio, molti soggetti che non sono immediatamente religiosi,
ma sono quelli che noi chiameremmo no profit, che hanno un’ispirazione religiosa e
che non sono tenuti da ministri di culto, ma da persone “normali”, sembra non siano
esentati. Secondo profilo: l’esenzione riguarda sì l’organizzazione, ma non viene
esclusa e basta da quest’obbligo, viene scaricata sulle compagnie assicuratrici. La
copertura economica, quindi, esiste sempre, ma viene sostenuta dalle compagnie assicuratrici.
Questa è, dunque, la fonte di un nuovo conflitto, perché la compagnia assicuratrice
può dire, fra un anno o due: “Perché devo essere io a sostenere questo onere?” E un
giorno potrebbe rivalersi proprio su quei soggetti datori di lavoro, che l’amministrazione
Obama dice di voler esentare. Vi è poi l’ultimo profilo, che riguarda la struttura
interna di questa organizzazione. L’esenzione, infatti, riguarderebbe soltanto quei
dipendenti che sono strettamente connessi all’attività specificatamente religiosa
dell’ente. E qui il discorso si fa complicato, perché andare a distinguere fra soggetti,
fra dipendenti, è praticamente impossibile.
D. – Al di là del dato giuridico
e legislativo c’è un problema di fondo di carattere culturale, anzi antropologico...
R.
– C’è un vasto schieramento negli Stati Uniti, che va dai cattolici a molte organizzazioni
e Chiese evangeliche, che si oppongono a questa scelta strategica dello Stato. Qual
è questa scelta strategica? Quella di incentivare le pratiche abortive o para-abortive.
Questo è un elemento che turba già un equilibrio nella società: non è più l’individuo
che è libero di scegliere, senza che lo Stato lo influenzi, ma è lo Stato che adesso,
con queste pratiche di incentivazione economica, favorisce il ricorso alle scelte
contraccettive. Questa è la cornice in cui si sta muovendo l’amministrazione Obama
e che ha incontrato, già da un punto di vista di principio, l’obiezione e la resistenza
di molti cattolici ed evangelici.