Il Papa al Seminario Romano Maggiore per la festa della Madonna della Fiducia
La Festa della Madonna della Fiducia farà da cornice alla tradizionale visita di Benedetto
XVI al Pontificio Seminario Romano Maggiore, oggi pomeriggio alle 18.15. Il Papa terrà
la Lectio divina davanti ai 190 seminaristi e ai loro formatori, per poi trattenersi
a cena con loro e rientrare in Vaticano attorno alle 20.30. Ogni incontro, nel corso
degli anni, ha permesso al Pontefice di sviluppare un aspetto della chiamata al sacerdozio.
Alessandro De Carolis ripropone nel suo servizio alcune riflessioni di Benedetto
XVI:
“La vita cristiana
comincia con una chiamata e rimane sempre una risposta fino alla fine”. Con questa
espressione Benedetto XVI definiva qualche anno fa, guardando i seminaristi romani,
l’alfa e l’omega della vita di fede: Cristo sceglie e poi attende che colui che ha
chiamato gli risponda “sì”, e soprattutto che quel “sì” sia di ogni giorno. Se ciò
vale per un qualsiasi cristiano, diventa ancor più stringente per chi sceglie il sacerdozio.
Scontata, per così dire, in questo caso la risposta, ciò che conta diventa la “qualità”
della stessa. Ed è quello che Benedetto XVI ha fatto in questi anni, ribadendo le
virtù che “fanno” un prete e indagando le tentazioni che possono rovinare una vocazione.
Per esempio, tra le più diffuse, anche ai tempi di San Paolo, una certa superbia intellettuale:
"Vediamo
bene che anche oggi ci sono cose simili, dove - invece di inserirci nella comunione
con Cristo, nel Corpo di Cristo che è la Chiesa – ognuno vuol essere superiore all’altro
e con arroganza intellettuale fa pensare che lui sarebbe il migliore. E così nascono
le polemiche che sono distruttive: è una caricatura della Chiesa che dovrebbe essere
un’anima sola ed un cuore solo".(Seminario Romano Maggiore, 20 febbraio
2009)
E un’altra figura – ma sarebbe meglio dire un altro “figurante” –
tra chi rende con la sua vita la Chiesa una “caricatura” è il cosiddetto “prete in
carriera”, stigmatizzato dal Papa in uno dei suoi primi colloqui con i seminaristi:
“Mail Signore sa, sapeva dall’inizio che nella Chiesa c’è anche il peccato e per
la nostra umiltà è importante riconoscere questo e vedere il peccato non solo negli
altri, nelle strutture, negli alti incarichi gerarchici, ma anche in noi stessi. Così
essere più umili con noi stessi e imparare che non conta la posizione davanti al Signore,
ma conta stare nel suo amore e far brillare il suo amore”. (Seminario Romano Maggiore,
17 febbraio 2007)
In un’altra occasione, spiegando che il cristianesimo
non è un “moralismo”, il Papa tiene ai futuri sacerdoti una piccola, delicata lezione
sulla preghiera, che è vera quanto più è semplice:
“Il Padre Nostro ce lo
insegna: possiamo pregare per tante cose, in tutti i nostri bisogni possiamo pregare
‘aiutami!’. Questo è molto umano e Dio è umano, quindi è giusto pregare Dio anche
per le piccole cose quotidiane della nostra vita. Ma nello stesso tempo il pregare
è un cammino, direi una scala: dobbiamo sempre più imparare le cose per cui possiamo
pregare e le cose per cui non pregare perché sono espressioni dell’egoismo”. (Seminario
Romano Maggiore, 12 febbraio 2010)
E non dimentica Benedetto XVI di rimarcare
che seguire Gesù non ha e non avrà mai niente a che vedere con le paure di una società
che ha anestetizzato l’anima e che ritiene quindi che una vita per Dio sia una vita
persa:
"Infatti, anche se può sembrare che la vita del sacerdote non attiri
l’interesse della maggioranza della gente, in realtà si tratta dell’avventura più
interessante e più necessaria per il mondo, l’avventura di mostrare e rendere presente
la pienezza di vita a cui tutti aspirano. È un’avventura molto esigente; e non potrebbe
essere diversamente, perché il sacerdote è chiamato ad imitare Gesù, che non è venuto
per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. (Seminario
Romano Maggiore, 1 febbraio 2008)