Udienza generale. Il Papa: l'uomo è grande se si riconosce piccolo davanti a Dio Creatore
Dio come autore della vita umana e del Creato e il rapporto speciale che l’uomo, pur
nella sua piccolezza, ha con il Datore di tutto. In una densa catechesi, all’udienza
generale di ieri mattina in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha proseguito la sua riflessione
sulle parole iniziali del Credo. Il “peccato originale”, ha detto il Papa, altro non
è che la “tentazione” dell’uomo di vedere in Dio un “nemico” della propria libertà.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un pulviscolo,
un nulla fatto con un pugno di terra. Questo è l’uomo davanti alla grandezza del cosmo.
Ma un pugno di terra con dentro “l’alito di vita” di Dio e perciò una creatura unica
e speciale come altre non ne esistono, anche se sempre tentata di sentirsi al di sopra
del suo Creatore. Benedetto XVI si ferma sulle sei parole del Credo che definiscono
Dio “Creatore del cielo e della terra” e attraverso di esse sfoglia il Libro della
Genesi, mettendolo in rapporto con le convinzioni della scienza e della tecnica sull’origine
dell’universo e dell’uomo. Ribadendo che la Bibbia “non è un manuale di scienze naturali”,
il Papa afferma:
“La verità fondamentale che i racconti della Genesi ci
svelano è che il mondo non è un insieme di forze tra loro contrastanti, ma ha la sua
origine e la sua stabilità nel Logos, nella Ragione eterna di
Dio, che continua a sorreggere l’universo (...) Credere che alla base di tutto ci
sia questo, illumina ogni aspetto dell’esistenza e dà il coraggio di affrontare con
fiducia e con speranza l’avventura della vita”.
Dunque, la Genesi – spiega
Benedetto XVI – ci aiuta a “conoscere il progetto di Dio sull’uomo” e in particolare
la sua straordinaria identità:
“L’essere umano è fatto a immagine e somiglianza
di Dio. Tutti allora portiamo in noi l’alito vitale di Dio e ogni vita umana – ci
dice la Bibbia – sta sotto la particolare protezione di Dio. Questa è la ragione più
profonda dell’inviolabilità della dignità umana contro ogni tentazione di valutare
la persona secondo criteri utilitaristici e di potere”.
Inoltre, il fatto
di essere “a immagine e somiglianza” di Dio si ripercuote anche sull’ambiente nel
quale Dio ha posto l’uomo, affidandogliene la cura:
“L’uomo deve riconoscere
il mondo non come proprietà da saccheggiare e da sfruttare, ma come dono del Creatore,
segno della sua volontà salvifica, dono da coltivare e custodire, da far crescere
e sviluppare nel rispetto, nell’armonia, seguendone i ritmi e la logica, secondo il
disegno di Dio”.
Tuttavia, c’è una “ferita” che dall’alba della sua esistenza
impedisce all’uomo di riferirsi a Dio con un rapporto d’amore filiale tra Creatore
e creatura. La “ferita” è il “peccato originale”. Il presupposto del peccato, ha affermato
il Papa, è che l’uomo “è relazione”, ma tale relazione – soggiunge – è stata spezzata
quando, con Adamo, “l’uomo ha fatto la scelta di se stesso contro Dio”. Cristo ha
sanato quella frattura, riportando l’umanità alla piena unità con Dio. Consapevolezza,
questa, che però va sempre alimentata:
“La tentazione diventa quella di
costruirsi da soli il mondo in cui vivere, di non accettare i limiti dell’essere creatura,
i limiti del bene e del male, della moralità (…) Andando contro il suo Creatore, in
realtà l’uomo va contro se stesso, rinnega la sua origine e dunque la sua verità;
e il male entra nel mondo, con la sua penosa catena di dolore e di morte (...) Cari
fratelli e sorelle, vivere di fede vuol dire riconoscere la grandezza di Dio e accettare
la nostra piccolezza, la nostra condizione di creature lasciando che il Signore la
ricolmi del suo amore e così cresca la nostra vera grandezza”.
Benedetto
XVI ha ripetuto questo concerto nell’ormai usuale tweet successivo all’udienza,
nel quale ha scritto: “Ogni cosa è dono di Dio: solo riconoscendo questa vitale dipendenza
dal Creatore troveremo libertà e pace”. Quindi, dopo le catechesi nelle altre lingue,
il Papa ha salutato in russo la delegazione del Kazakhstan, giunta a Roma in occasione
del 10.mo anniversario del primo Congresso interreligioso di Astana, e più tardi in
italiano, fra gli altri, i vescovi partecipanti al convegno “Cristiani e Pastori per
la Chiesa di domani”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, i Frati Minori Conventuali
impegnati nel 200.mo Capitolo generale e ancora i partecipanti al Corso di formazione
umana per il sacerdozio e la vita consacrata, accompagnati dal cardinale Elio Sgreccia.
All’udienza
generale erano presenti anche i vertici del “Bancofarmaceutico”, una onlus che risponde
ai bisogni di farmaci delle persone indigenti. In particolare, sono stati donati a
Benedetto XVI mille farmaci da destinare all’attività del Centro vaticano “Dono di
Maria”, gestito dalle Missionarie della Carità di Madre Teresa.