Siria: attentato suicida a Tadmor. Zone del Paese in mano alla piccola criminalità
Continua in Siria il sanguinoso conflitto tra esercito e milizie degli insorti. Anche
ieri oltre 100 le vittime in varie zone del Paese. E, mentre lo scontro si avvicina
sempre di più alla capitale Damasco, dall’Iran arrivano segnali di disponibilità del
regime di Assad a trattare con l’opposizione. Intanto, è emergenza in diverse zone
sotto il controllo degli insorti, dove gruppi della criminalità locale vivono di furti,
rapimenti e altri delitti. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Susan Dabbous,
raggiunta telefonicamente al confine tra Libano e Siria:
R. – Basta oltrepassare
il confine per vedere i villaggi siriani gestiti oramai da una criminalità locale.
In particolare, mi ha colpito uno di questi centri, dove ormai c’è un unico personaggio
che controlla ogni aspetto della vita dei civili, da quello economico a quello legale.
Esiste, quindi, una Corte islamica che decide i casi di controversie, esiste una microeconomia,
che ruota intorno a furti e contrabbando. Inoltre, qualsiasi aspetto della vita quotidiana
passa attraverso la concessione da parte di questa figura che è il capo in questo
posto.
D. – Questa criminalità ha una connotazione politica o dobbiamo parlare
invece di un fenomeno a sé stante?
R. – No, non ha una connotazione politica.
A causa della guerra, ci sono tantissimi disoccupati in Siria e per questo alcuni
di loro hanno dato vita a bande specializzate in furti di auto – in particolare nei
quartieri bene di Aleppo e Damasco – che poi vengono rivendute in piccoli villaggi.
Spesso queste macchine oltrepassano anche la frontiera, ad esempio vanno in Turchia.
D.
– In questo quadro, possiamo inserire i recenti rapimenti che sono avvenuti in Siria?
R.
– Sì. Se da un lato c’è l’esercito siriano libero, che ha il controllo nei territori
cosiddetti “liberati dal regime”, dall’altro dentro questo territorio si inseriscono
bande che, oltre ai furti di piccole entità, si dedicano anche ai rapimenti. Ovviamente
i sequestri degli stranieri, come nel caso dell’ingegnere italiano rilasciato pochi
giorni fa, fanno più scalpore. Ma c’è un fenomeno di micro-rapimenti che durano per
poche ore o per pochi giorni e per un riscatto piuttosto minimo.
D. – In che
modo vengono gestiti i proventi di questa attività criminosa?
R. – Le persone,
appunto piccoli criminali, in questo modo si guadagnano da vivere. Tuttavia, c’è anche
chi sta facendo molti soldi con questa situazione, soprattutto con il contrabbando
delle armi, che vengono vendute dagli ufficiali del regime o dalle cosiddette “milizie
pro-regime” a intermediari. Questi, a loro volta, le rivendono all’esercito siriano
libero. In particolare, in questo settore c’è chi sta facendo veramente molti soldi.
Al momento questo denaro resta in Siria, come nel caso di personaggi minori, mentre
chi fa il contrabbando da anni e ha una certa posizione consolidata ovviamente investe
questi soldi all’estero.