Mons. Paglia: solidale con i vescovi inglesi, il sì di Londra a nozze gay scompagina
società
Primo sì di Londra alle nozze gay. La Camera dei Comuni britannica ha approvato martedì
sera la legge voluta dal premier conservatore Cameron, nonostante l’opposizione di
molti deputati del suo stesso partito. Ora il provvedimento passa alla Camera alta
del Parlamento che dovrà pronunciarsi a maggio. Immediata la reazione dei vescovi
inglesi che hanno espresso la loro contrarietà alla legge. Ascoltiamo il commento
di mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia,
al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Anzitutto,
sono totalmente solidale con i vescovi del Regno Unito per la loro presa di posizione,
la loro contrarietà a questa iniziativa legislativa, come sono stato solidale con
i vescovi francesi, anch’essi unanimi, assieme a tanti altri, compresi ebrei, musulmani,
umanisti, che hanno espresso la loro contrarietà a quelle che vengono chiamate le
“nozze gay”. La dottrina della Chiesa su questo è molto chiara. A dire il vero, è
chiara anche una tradizione giuridica plurimillenaria, che attraversa, inoltre, tutte
le culture: il matrimonio è tra un uomo e una donna per fondare una famiglia, anche
attraverso l’indispensabile tensione alla generazione. Ecco perché io credo che deviare
da questa affermazione significhi intraprendere strade che davvero non sappiamo dove
portano, o meglio sappiamo che portano non certo verso la stabilità, ma verso l’instabilità
e la scompaginazione della società umana.
D. – Lei, durante la recente conferenza
stampa in Vaticano, ha parlato di diritti individuali, in particolare riguardo a questioni
patrimoniali. Ma alcuni media hanno riferito che lei avrebbe parlato di riconoscimento
di diritti delle coppie gay. Dai suoi testi, però, non risultano queste affermazioni…
R.
– Ovviamente sono rimasto molto sorpreso da quanto alcuni media hanno riportato. Non
solo non sono state comprese le parole - e quindi non compreso anche l’affetto con
cui sono state dette – ma in verità, e forse con consapevolezza, sono state come “deragliate”.
Mi permetta questa immagine ferroviaria: sono state deragliate dal loro binario. E
assicuro che, quando il treno deraglia, non trova la stazione, rischia di trovare
il precipizio. Altra cosa è verificare se negli ordinamenti esistenti possano ricavarsi
quelle norme che tutelano i diritti individuali. Questo è tutt’altro che l’approvazione
di certe prospettive.
D. – Lei ha ribadito con forza il principio della pari
dignità di tutti i figli di Dio: dunque, assolutamente nessuna discriminazione verso
le persone con tendenze omosessuali…
R. – Mi auguro che si sia compresa la
passione con cui dico queste cose. Mi trovavo stamattina all’udienza del Papa e mi
ha colpito la sua riflessione nel dire che tutti veniamo dalla terra buona, per opera
del Creatore buono; e poi, l’essere umano è fatto ad immagine e somiglianza di Dio;
tutti allora portiamo in noi l’alito vitale di Dio e ogni vita umana sta sotto la
particolare protezione di Dio. Sono parole queste assolutamente straordinarie, direi
piene di verità e stracolme di amore. Guai a sporcarle con pregiudizi o appunto deviazioni.
Tra l’altro, già nel 1986, il cardinale Ratzinger affermava con decisione – e mi permetto
di citarlo – “va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano
ancora oggetto di espressione malevola e di azioni violente”. Credo che più chiaro
di così non si possa esprimere. Mi auguro davvero che quel tesoro prezioso, quel patrimonio
dell’umanità, che è la famiglia, possa essere difeso, sostenuto e aiutato, e guai
a stravolgerne il senso.