Iraq: per il patriarca caldeo Sako il settarismo può contagiare anche i cristiani
Oggi ad Erbil, il governo regionale del Kurdistan accoglierà con una cerimonia di
benvenuto il nuovo patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Sako, appena sbarcato
dal volo proveniente da Vienna. Le autorità civili e religiose incontreranno e saluteranno
mons. Sako presso la cattedrale caldea di San Giuseppe, ad Ankawa, sobborgo della
capitale del Kurdistan iracheno. La settimana successiva, dopo essere passato per
Kirkuk – la città del nord Iraq di cui era arcivescovo, prima dell'elezione patriarcale
– il nuovo patriarca si trasferirà a Baghdad, dove la presa di possesso ufficiale
della sede patriarcale è fissata per il prossimo 6 marzo. Contattato dall'agenzia
Fides, mons. Sako mette da parte le ipotesi - circolate negli ultimi mesi sui media
- di un possibile trasferimento in America del patriarcato caldeo: “Risiederò a Baghdad,
anche perchè voglio stare in mezzo ai nostri fratelli cristiani e a tutti gli altri
che lì continuano a vivere tra difficoltà e sofferenze. Come Pastori dobbiamo dare
l'esempio, e non cercare la nostra sicurezza, soprattutto nel momento critico vissuto
dall'Iraq. Il prossimo Sinodo della Chiesa caldea si farà a Baghdad, e ho chiesto
personalmente a tutti gli altri vescovi, compresi quelli della diaspora, di non mancare.
Anche questo può essere di sostegno per i cristiani, per il governo e per tutti gli
iracheni: vedere che i vescovi caldei possono fare il loro Sinodo, e andare a salutare
il Presidente e il Primo ministro, sarà per tutti un segno che la Chiesa è presente,
e non bisogna per forza andare via”. Secondo il patriarca Sako, nell'attuale fase
storica anche i cristiani rischiano di essere contagiati dal settarismo che avvelena
la convivenza tra i popoli del Medio Oriente: “Adesso purtroppo si sente qualcuno
che dice: sono più armeno che cristiano, più assiro che cristiano, più caldeo che
cristiano. E persiste qua e là una mentalità tribale, per cui ogni villaggio punta
a avere il 'suo' vescovo o il 'suo' patriarca. In questo modo si spegne il cristianesimo.
Noi, come vescovi, dobbiamo essere vigilanti contro queste forme malate di vivere
la propria identità”. A questo proposito, il nuovo patriarca giudica fondamentale
il legame di comunione tra la Sede Apostolica e le Chiese d'Oriente: “Ho chiesto a
Benedetto XVI di non lasciarci soli, isolati, come in un ghetto. Le nostre Chiese,
anche se sono piccole nei numeri, hanno una grande importanza per testimoniare l'universalità
della Chiesa. E sono essenziali anche nel rapporto con l'Islam, con cui esse hanno
convissuto da sempre”. (R.P.)