2013-02-06 12:52:05

Iraq: per il patriarca caldeo Sako il settarismo può contagiare anche i cristiani


Oggi ad Erbil, il governo regionale del Kurdistan accoglierà con una cerimonia di benvenuto il nuovo patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Sako, appena sbarcato dal volo proveniente da Vienna. Le autorità civili e religiose incontreranno e saluteranno mons. Sako presso la cattedrale caldea di San Giuseppe, ad Ankawa, sobborgo della capitale del Kurdistan iracheno. La settimana successiva, dopo essere passato per Kirkuk – la città del nord Iraq di cui era arcivescovo, prima dell'elezione patriarcale – il nuovo patriarca si trasferirà a Baghdad, dove la presa di possesso ufficiale della sede patriarcale è fissata per il prossimo 6 marzo. Contattato dall'agenzia Fides, mons. Sako mette da parte le ipotesi - circolate negli ultimi mesi sui media - di un possibile trasferimento in America del patriarcato caldeo: “Risiederò a Baghdad, anche perchè voglio stare in mezzo ai nostri fratelli cristiani e a tutti gli altri che lì continuano a vivere tra difficoltà e sofferenze. Come Pastori dobbiamo dare l'esempio, e non cercare la nostra sicurezza, soprattutto nel momento critico vissuto dall'Iraq. Il prossimo Sinodo della Chiesa caldea si farà a Baghdad, e ho chiesto personalmente a tutti gli altri vescovi, compresi quelli della diaspora, di non mancare. Anche questo può essere di sostegno per i cristiani, per il governo e per tutti gli iracheni: vedere che i vescovi caldei possono fare il loro Sinodo, e andare a salutare il Presidente e il Primo ministro, sarà per tutti un segno che la Chiesa è presente, e non bisogna per forza andare via”. Secondo il patriarca Sako, nell'attuale fase storica anche i cristiani rischiano di essere contagiati dal settarismo che avvelena la convivenza tra i popoli del Medio Oriente: “Adesso purtroppo si sente qualcuno che dice: sono più armeno che cristiano, più assiro che cristiano, più caldeo che cristiano. E persiste qua e là una mentalità tribale, per cui ogni villaggio punta a avere il 'suo' vescovo o il 'suo' patriarca. In questo modo si spegne il cristianesimo. Noi, come vescovi, dobbiamo essere vigilanti contro queste forme malate di vivere la propria identità”. A questo proposito, il nuovo patriarca giudica fondamentale il legame di comunione tra la Sede Apostolica e le Chiese d'Oriente: “Ho chiesto a Benedetto XVI di non lasciarci soli, isolati, come in un ghetto. Le nostre Chiese, anche se sono piccole nei numeri, hanno una grande importanza per testimoniare l'universalità della Chiesa. E sono essenziali anche nel rapporto con l'Islam, con cui esse hanno convissuto da sempre”. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 7 febbraio







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