Test nucleari: Onu pronto a sanzionare Corea del Nord
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è pronto a sanzionare con misure definite ‘forti’
l’annunciato nuovo test nucleare della Corea del Nord. A dichiararlo è stato l’ambasciatore
sudcoreano alle Nazioni Unite il quale ha aggiunto che i 15 membri del Consiglio sapranno
reagire in modo unito a quella che ha definito un’evidente provocazione da parte di
Pyongyang. Il test potrebbe avvenire il 16 febbraio, a poco più di un mese dalle aperture
al dialogo del nuovo leader nordcoreano Kim Jong-Un. Per una lettura del perdurare
di queste tensioni, Marco Guerra ha intervistato Rosella Ideo, esperta
di politica dell’Asia orientale:
R. – Dopo le
sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, è chiaro che il nuovo leader si stia
comportando come si è sempre comportato il padre, cioè minaccia i test nucleari. Ricordo
che ce ne sono già stati due. Quello che adesso bisogna vedere è appunto cosa farà
la Cina. C’è la nuova Cina, infatti, della "quinta generazione", e quindi bisogna
vedere come reagirà Xi Jinping che, tra l’altro, ha una grossa esperienza di Corea.
D.
– Ma il giovane generale Kim Jong-un aveva anche annunciato la volontà di porre fine
alle tensioni con Seoul…
R. – In relazione a Seoul, la questione è abbastanza
chiara. La signora Park è stata eletta, il 19 dicembre, nuovo presidente della Repubblica
sudcoreana. E’ chiaramente una conservatrice e non tollererà provocazioni da parte
di Pyongyang. Si ripete ancora una volta questo “up and down” nelle relazioni intercoreane
e, quindi, ci ritroviamo con un’amministrazione con cui Pyongyang vuole tenere un
atteggiamento di durezza. Pyongyang, anche con il nuovo leader, è sulla linea di quella
che è sempre stata la politica nordcoreana: l’idea di fondo, sempre, è quella di fare
la pace con gli Stati Uniti, bypassando Seoul. Questa è la strategia di fondo
della Corea del Nord, che si ripete dal fondatore di questa dinastia socialista.
D.
– Quale quadro può prendere forma nei prossimi mesi?
R. – L’interesse nazionale
della Cina è chiaro: la Cina non vuole che il regime di Pyongyang imploda, quindi
ha una politica assolutamente diversa da quella degli Stati Uniti, perché gli interessi
nazionali dei due Paesi sono chiaramente molto diversi. La Cina stigmatizza Pyongyang
quando eccede, però non credo che la "mollerà" mai. La questione è complicata dal
fatto che gli Stati Uniti si valgono di questo problema nord coreano per controllare
la Cina stessa, e la Cina questo lo sa, lo sa benissimo. Quindi, è proprio questo
il fatto: che i cinesi non vogliono assolutamente la destabilizzazione del regime
nord coreano. E’ tutta una questione – come ripeto – molto complessa, soprattutto
perché tutti i protagonisti di questa crisi – e mi riferisco al colloquio a sei, cioè
al Giappone, alla Russia e così via - ognuno di questi grandi Paesi ha degli interessi
nazionali divergenti, ed è questo che crea queste frizioni, queste ambiguità. La Corea
del Nord, dunque, non fa che seguire la vecchia politica del fondatore.