Delegazione del Kazakhstan in Vaticano nel segno del dialogo interreligioso
Giungerà oggi in Vaticano una delegazione del Kazakhstan, in occasione del 10.mo anniversario
del primo Congresso interreligioso di Astana, promosso dal presidente kazako, Nazarbayev,
nel 2003. In mattinata, la delegazione incontrerà il Papa nel corso dell’udienza generale.
Ancora impresso nella memoria della popolazione del Kazakhstan è il viaggio che Giovanni
Paolo II compì nel Paese nel settembre 2001. Una visita nel segno del dialogo e della
pace, a pochi giorni dagli attentati negli Usa dell’11 settembre. Sfogliando le pagine
della storia recente del Paese, emerge l’udienza che Benedetto XVI ha concesso al
presidente Nazarbayev il 6 novembre 2009. Nel Kazakhstan, Paese a maggioranza musulmana,
gli ortodossi russi sono circa il 30%, mentre il resto dei cristiani non raggiunge
il 2% della popolazione. Sulla situazione della libertà religiosa nello Stato asiatico,
Olivier Tosseri,ha intervistato mons. Khaled Akasheh, membro
del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso:
R. – Sul tema
della libertà religiosa, c’è qualcosa di positivo come, per esempio, la concessione
dei terreni per la costruzione di chiese, la costruzione effettiva di luoghi di culto
per le varie comunità religiose, la concessione, non senza difficoltà, di visti per
il personale religioso, il libero movimento all’interno del Paese per i sacerdoti
e i vescovi. Sappiamo invece che in altri Paesi questo movimento è limitato. Tra i
problemi, c’è quello dell’equiparazione tra nazionalità e religione. Si pensa, quindi,
che tutti i polacchi siano cattolici, tutti i tedeschi siano protestanti, tutti i
kazaki musulmani… Questo non corrisponde alla verità e non corrisponde, naturalmente,
alla libertà religiosa, intesa anche come libertà, possibilità di cambiare religione.
D. – A proposito del dialogo interreligioso, cosa ci può dire?
R. –
Il Kazakhstan è l’unico Paese in Asia centrale, che promuove un’iniziativa di queste
dimensioni (come il Congresso interreligioso - ndr.), arrivata ormai alla quarta edizione,
con la partecipazione della delegazione di numerosi Paesi e centinaia di persone.
Questa piattaforma d’incontro tra leader religiosi, in una zona importante, in una
zona non facile dal punto di vista religioso e di sicurezza, è un punto a loro favore.
Abbiamo sempre spinto, se posso dire, verso la distinzione tra il dialogo e la politica
dicendo che, come in altri casi, la politica deve sostenere il dialogo,assicurare
lo svolgimento sereno delle iniziative, senza però essere parte o partecipare al contenuto
del dialogo. Posso dire che il messaggio è stato accolto, almeno parzialmente.