2013-02-04 12:45:07

Siria. Metà degli sfollati sono bambini. In Mesopotamia allarme rapimenti


Centinaia di migliaia di famiglie siriane continuano a fuggire dalla violenza che persiste nel loro Paese dal mese di marzo del 2011 e vivono in tende con lo stretto indispensabile. Finora 635 mila persone hanno dovuto abbandonare le rispettive abitazioni con gravi ripercussioni prevalentemente sui bambini. Nel campo profughi di Zaatari, a 80 chilometri di distanza da Amman, in Giordania, hanno trovato riparo almeno 45 mila famiglie. Secondo le stime delle Nazioni Unite quasi la metà degli sfollati sono bambini, molti dei quali vivono in pessime condizioni e senza alcun accesso all’istruzione. Tra le iniziative promosse per cercare di aiutare questi piccoli, l’Unicef ha organizzato, in scuole prefabbricate, classi per alunni di scuola elementare e media. Le bambine vanno la mattina e i bambini il pomeriggio, sono circa 4500, e sono seguiti da un gruppo di insegnanti giordani. Sono tante le organizzazioni di tutto il mondo che offrono il proprio aiuto per l’educazione dei piccoli sfollati ma rimane insuperabile l’ostacolo la lingua. Nella provincia di Homs circa 210 mila minori hanno bisogno di aiuti umanitari, e un totale di 420 mila persone sono in stato di emergenza. Delle 1500 scuole presenti in tutta la provincia, circa 200 hanno subito danni e altre 65 sono state trasformate in centri di accoglienza. Nella regione di Homs, il Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite ha distribuito teli, coperte, articoli per l’igiene e capi di abbigliamento. Solo nella città di Talbiseh, sono stati distribuiti migliaia di questi articoli, compresi 2000 capi di abbigliamento per i bambini. Intanto nella provincia di Jazira, nell'alta Mesopotamia siriana, l'aumento esponenziale dei rapimenti – effetto collaterale del conflitto siriano – continua a flagellare le popolazioni civili anche nelle aree non interessate dagli scontri tra ribelli e esercito governativo. L'ultimo rapito in ordine di tempo è un farmacista cristiano sequestrato domenica, per il quale è stato richiesto un ricatto di un milione di lire siriane (quasi 11mila euro). “Per i banditi di tutte le specie – riferisce all'agenzia Fides l'arcivescovo Jacques Behnan Hindo, titolare della arcieparchia siro-cattolica di Hassaké-Nisibi – questo è un momento buono per fare soldi”. Venerdì scorso, decine di cristiani hanno improvvisato un blocco stradale bruciando copertoni a un incrocio della città di Hassaké per protestare contro il rapimento lampo del rettore dell'Università statale di Al-Furat, il cristiano Jack Mardini, sequestrato in pieno giorno da sicari armati e liberato dopo due ore. Nel suo caso, dietro il rapimento non c'era un tentativo di estorsione, ma questioni legate al funzionamento dell'Ateneo. Sintomo che ormai si ricorre alla prassi criminale dei sequestri per risolvere col sopruso i conflitti d'interesse personali e sociali. Nelle ultime settimane, nella sola città di Hassaké ci sono stati una cinquantina di rapimenti, e quasi la metà sono avvenuti a danno di cristiani. “Molti di loro sono medici, avvocati e professionisti – nota mons. Hindo – ma ormai cominciano a rapire anche i poveri”. (R.P.)







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