In Egitto ancora stato di emergenza in tre città mentre si contano 57 vittime in pochi
giorni
Sale a 57 vittime il bilancio degli scontri degli ultimi giorni al Cairo, dopo la
morte ieri di un giovane di 26 anni colpito venerdì, nella nuova ondata di proteste
indette contro il presidente Morsi, accusato di monopolizzare il potere. Proteste
esplose in concomitanza con il secondo anniversario della rivoluzione che ha abbattuto
il regime del presidente Mubarak. Nelle tre città vicine al Canale di Suez - Port
Said, Ismailya e Suez - resta ancora in vigore lo stato di emergenza. Intanto si discute
di possibili nuove misure di sicurezza. Il servizio di Marina Calculli:
Mentre esplodono
le polemiche dopo il video circolato in rete che riprende un gruppo di agenti nell’atto
di accanirsi a colpi di manganello su un manifestante denudato, il consiglio della
Shura discute una controversissima legge anti-proteste. La legge, di fatto una pessima
copia dello stato di emergenza che ha marcato i vecchi regimi autoritari, vieterebbe
dimostrazioni in strada e raduni pubblici ma soprattutto darebbe alla polizia il diritto
di usare violenza contro chi osasse sfidare la regola. Secondo il Ministro della Giustizia
Ahmed Mekki, “la legge anti-proteste è diventata una necessità volta a contenere l’uso
della violenza e il perpetrarsi delle manifestazioni”. La legge, che però dà uno
schiaffo alle ambizioni democratiche dell’Egitto, ha sollevato già un polverone di
polemiche: l’opposizione giudica infatti assai pericoloso che la Shura sia ormai uno
strumento dei Fratelli Musulmani per imporre al paese misure repressive. Ieri al Cairo
è tornata una calma apparente, dopo le manifestazioni seguite alla morte di un manifestante
di 26 anni venerdì scorso. La piazza però ha già annunciato che riprenderà il suo
braccio di ferro con il potere.