Sudan. Don Zerai denuncia la drammatica la situazione nel campo profughi di Shegherab
“Facciamo appello alla Comunità Internazionale affinché si faccia carico dell’emergenza
umanitaria del campo profughi di Shegherab”: è l’appello lanciato da don Mussie Zerai,
Presidente dell'Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo. Il sacerdote parla
del dramma che si vive quotidianamente nel campo profughi del Sudan, divenuto “fonte
inesauribile di rifornimento per il dilagante ‘mercato’ di uomini e donne”. “Profughi
e migranti in fuga dal Corno d’Africa – continua don Zerai – sono preda sempre più
spesso di organizzazioni che sfruttano la loro disperazione, sequestrandoli e facendone
degli schiavi”. Una volta catturati, infatti, il loro futuro è segnato: gli uomini
vengono venduti come braccia per il lavoro forzato a privati o ad aziende di pochi
scrupoli. Per le donne va anche peggio: “Sono destinate a matrimoni forzati - spiega
don Zerai - o, molto più spesso, al giro internazionale della prostituzione; senza
contare il rischio di finire nel mercato clandestino degli organi per i trapianti,
offerti a pazienti di tutto il mondo da parte di cliniche compiacenti o che comunque
non si fanno troppe domande sui donatori”. Don Zerai, quindi, punta il dito contro
“il regime sudanese che dovrebbe garantire la sicurezza nel campo profughi”, ma che
invece è rappresentato da “poliziotti corrotti”, capaci di vendere le persone ai trafficanti,
invece di accompagnarle nell’ufficio di registrazione dell’Acnur, l’Alto Commissariato
Onu per i rifugiati. “Trentamila persone vivono in pericolo, senza sicurezze”, sottolinea
don Zerai, che ribadisce: “Bisogna chiudere quel campo, evacuare tutti in zone più
sicure, dove è fattibile la possibilità di garantire la protezione internazionale
a queste persone”. In quanto “affidate alla comunità internazionale, tramite l’Acnur”,
conclude il sacerdote, queste persone devono essere protette ed “è compito della comunità
internazionale rispettare i propri obblighi”. (I.P.)