Sudan, quando la "merce" del crimine è un essere umano
Pochi giorni fa, quattro giovani eritree rifugiate in Sudan sono state rapite all'interno
del campo profughi di Shegerab, un agglomerato disumano a 50 chilometri dal confine
eritreo e a circa 180 dalla capitale Khartoum. Di loro non si sa più nulla. Tutto
lascia credere che, come tantissimi altri rifugiati, siano finite nelle mani dei trafficanti
di esseri umani. Gruppi criminali le cui basi operative arrivano fino alle soglie
della frontiera con Israele. Per capire le condizioni drammatiche di questo campo
profughi sentiamo al microfono di Irene Pugliese, Roberto Malini, presidente
del Gruppo "EveryOne":
R. – E’ un campo
sovraffollato in cui attualmente ci sono circa 30 mila profughi. La maggior parte
sono eritrei. Si trovano in condizioni veramente davvero molto difficili e quindi
ogni tipologia di criminale sa di poter contare su un serbatoio di esseri umani sia
per il mercato degli schiavi, sia per il mercato dei riscatti, sia per il mercato
di organi umani.
D. – Una volta che queste persone sono catturate che cosa
succede?
R. - I criminali, spesso, chiedono alle famiglie che si trovano in
Europa, oppure anche in Eritrea, di pagare riscatti altissimi, quindi 30-40 mila dollari.
Il rischio che corrono è che se queste cifre non vengono pagate nell’arco di poco
tempo, le persone rapite possono sparire nel nulla, possono finire nel mercato degli
organi umani, nel mercato degli schiavi o, nel caso delle ragazze, anche nel mercato
della prostituzione.
D. – Di chi sono le responsabilità, a chi bisogna rivolgere
un appello?
R. – Le responsabilità sono enormi, come per tutte le strutture
di tipo mafioso. Attualmente ci sembra che né le Nazioni Unite, né le autorità del
Sudan, stiano veramente compiendo indagini accurate profonde per fermare questo traffico.
D.
- Su quali appoggi possono contare queste organizzazioni?
R. – Innanzitutto,
contano su cifre di denaro enormi. Inoltre, hanno connivenze in tutti i settori: forze
armate, ospedali, dogane… Hanno la possibilità di fare praticamente di tutto. Bisogna
cominciare a combattere in maniera molto seria, così come si combatte il crimine organizzato
e non piccole bande. Altrimenti, questo fenomeno continuerà a ripetersi. E’ un fenomeno
che negli ultimi due anni ha costretto alla schiavitù qualche migliaio di persone
e prodotto un giro di affari criminoso di milioni di dollari.