Siria: crescono le preoccupazioni di un allargamento della crisi
Siria. Nuovi scontri ieri a sud di Damasco, dove le forze regolari hanno colpito le
roccaforti degli insorti. E, dopo gli attacchi aerei israeliani, vicino Damasco e
al confine col Libano, e le minacce siriane e iraniane di colpire il territorio israeliano,
c’è attesa per il vertice sulla Siria, oggi a Monaco di Baviera, con la cancelliera
Merkel, il vicepresidente americano Biden, il ministro degli Esteri russo, Lavrov,
e il leader dell’opposizione siriana, Al Kathib. Ma è possibile un allargamento del
conflitto siriano? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Marcella Emiliani,
esperta di Medio Oriente:
R. – Direi che
il rischio di un attacco siriano ad Israele non è reale. Il presidente Bashar Al Assad
è impegnato in ben altre faccende relative alla guerra civile che ha in casa. Le minacce
maggiori arrivano, invece, da Hezbollah libanese, che, come si dice, è armato dalla
Siria e che potrebbe essere tentato di far precipitare in qualche maniera la situazione,
in questo caso, con un’azione concordata con l’Iran, che proprio in questi giorni
è di nuovo nel mirino internazionale. Infatti, si sono scoperti nuovi impianti di
arricchimento di uranio a Natanz e a livello internazionale la condanna è unanime.
Diciamo che l’Iran potrebbe usare la Siria per mettere in secondo piano la situazione
del braccio di ferro Stati Uniti e Israele, da una parte, e Iran dall’altra.
D.
- L’eventuale entrata in campo dell’Iran potrebbe, a questo punto, scatenare la reazione
della comunità internazionale, Stati Uniti in testa?
R. – Naturalmente, se
l’Iran dovesse agire in prima persona, lanciando un missile su una qualsiasi città
israeliana, saremmo alla Terza guerra mondiale... Questo significa che la diplomazia
si deve muovere e si deve muovere in fretta. L’unica cosa è che in Iran, a giugno,
ci saranno le elezioni presidenziali e Ahmadinejad conclude definitivamente il suo
periodo di due anni da capo dello Stato, a meno che con un qualche colpo di mano in
parlamento non riesca a strappare un ulteriore periodo di presidenza. Probabilmente
la guida suprema Khamenei potrebbe arrivare alla conclusione di non far precipitare
la situazione, visto che internamente le cose stanno per rimettersi in moto. Questo
però è un ragionamento di buon senso, perché, dal momento che Ahmadinejad non ha più
nulla da perdere, potrebbe anche arrivare a conclusioni diverse.
D. – E poi
c’è l’atteggiamento che Israele potrebbe tenere in caso di attacchi sul suo territorio…
R.
– E’ naturale. Tutti si sono meravigliati di questo raid di Israele. Però teniamo
conto che la Siria, dal 1970, è il Paese che confina con Israele che ha accumulato
la maggior quantità di armi chimiche e biologiche. E’ ovvio che nella totale confusione
e diventando sempre più grave questa guerra civile, il pericolo che queste armi chimiche
vengano disseminate in tutta l’area, prima di tutto in Libano, è reale. Per cui Israele
ha lanciato un monito molto potente; però staremo a vedere quali saranno le conseguenze.