2013-02-01 15:00:51

Guatemala a rischio fame. I vescovi: cambiare modelli di sviluppo


C’è una terribile crisi alimentare di cui è oggi vittima il Guatemala è tale crisi è un effetto della mancata riforma agraria. A sostenerlo è il collega della Radio Vaticana, Luis Badilla, esperto di America Latina. In un Paese che è corridoio fondamentale per i flussi migratori illegali e il traffico di droga, i vescovi criticano il parlamento guatemalteco per non aver approvato la legge sullo sviluppo rurale – settore rimasto a un sistema di tipo “feudale” – e chiedono allo Stato di utilizzare gli investimenti delle multinazionali estere per il bene comune. Le considerazioni di Luis Badilla nell'intervista di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – I vescovi tornano sulla questione, la mettono al centro dicendo che occorre cambiare il modello di sviluppo del Paese, per un modello che sia più equo e nel quale lo Stato dimostri la sua capacità di usare gli investimenti privati per il bene comune. Qui c’è il nocciolo di questo documento: nel Paese c’è molta ricchezza, molti investimenti esteri – soprattutto da parte delle multinazionali europee e statunitensi nel campo dell’agro business – però, questi investimenti e queste attività economiche, praticamente, entrano e si portano via tutto. C’è una statistica che dice che, nel caso del Guatemala, per ogni dollaro che entra come investimento estero, se ne portano via dal Paese 24. Questo significa che si tratta di un Paese che viene periodicamente, in modo costante, derubato della sua ricchezza fondamentale che è la terra. Tra l’altro, è in buona parte in mano ad una classe sociale che vive in condizioni di schiavitù, mi riferisco alla maggioranza della popolazione guatemalteca che è una popolazione aborigena.

D. – Che cosa significa che vive in condizioni di schiavitù?

R. – Che deve sottostare alle regole di un sistema agrario di tipo feudale: come si comportavano con i contadini nel periodo medioevale. Praticamente, si deve lavorare la terra gratis, in cambio di una parte del raccolto per sopravvivere: o non prendono stipendio, o prendono uno stipendio bassissimo e non hanno assistenza medica. Per esempio, l’elenco che fanno i vescovi in questo documento - per quanto riguarda le emergenze del Paese - è terribile. I vescovi scrivono e cito testualmente: rischiano costantemente di perdere la vita e di essere derubati, poi c’è la disoccupazione, soffrire di qualche malattia senza poterla curare, perdere i figli che hanno preso una brutta strada. C’è una violenza imperante – aggiungono – che provoca anche una reazione violenta e nel frattempo lo Stato non si muove. C’è un appello specifico al governo per rinforzare i processi democratici e togliere ogni sospetto sulla possibilità che diventi un esecutivo militarista – perché è questo quello che sta succedendo in Guatemala – tra l’altro, il presidente è un ex generale eletto con il sostegno di una parte della destra anti democratica del Guatemala. Allora, c’è una preoccupazione che, come risposta a questa crisi, venga fuori quello che purtroppo storicamente è venuto fuori in Guatemala: il militarismo.







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