Egitto: oggi nuove manifestazioni contro il presidente Morsi
Situazione di estrema emergenza anche in Egitto. Il Fronte di salvezza nazionale e
i movimenti rivoluzionari hanno indetto per oggi proteste ''pacifiche'' nel Paese
perché, si legge in un comunicato, la voce del popolo arrivi ad un potere che non
vuole sentire e capire''. Dal Cairo, il servizio di Marina Calculli:
Sono 16 i partiti
politici e i movimenti che aderiranno alla manifestazione convocata per oggi dal Fronte
di Salvezza Nazionale: l’appello è per una marcia pacifica di fronte al palazzo presidenziale
di Ittihadiyya , perché gli obiettivi della rivoluzione raggiungano le stanze del
potere. In una conferenza stampa ieri l’opposizione ha denunciato il perpetrarsi di
abusi dei diritti umani che rendono questo Egitto ancora troppo simile a quello di
Hosni Mubarak: e da qui l’invito a continuare la rivoluzione. Il presidente Morsi
è rientrato dalla sua visita in Germania, volta a chiedere aiuti per salvare la difficile
situazione finanziaria dell’Egitto. La borsa del Cairo è in caduta libera e i problemi
socio-economici che affliggono la maggioranza del paese restano irrisolti: il leader
del Fronte di Salvezza Nazionale el Baradei ha ribadito l’urgenza di “raggiungere
una riconciliazione nazionale” e uscire da questo stallo “seguendo tappe precise”.
Nel caos di questi giorni, tuttavia, l’anarchia spesso minaccia lo spirito della comunità
civica: diverse ONG denunciano ogni giorno moltissimi episodi di violenze sessuali.
E’ il prezzo duro che deve pagare un paese proteso verso la democrazia ma con uno
stato e delle istituzioni ancora da ricostruire.
Per un commento sulla situazione
di caos che vive l’Egitto e sulle manifestazioni di oggi, Marco Guerra ha intervistato
il vescovo di Giza, mons. Antonios Aziz Mina. Ascoltiamo:
R. - Se prima
c’era una maggioranza relativa per i Fratelli Musulmani, che raggruppano con loro
anche tutte le tendenze musulmane, ora la cosa è cambiata; c’è una grande maggioranza
di opposizione composta da piccole minoranze. Purtroppo non hanno lo stesso programma
o le stesse idee ma hanno un solo obiettivo: essere opposizione contro questa tendenza
islamica e la situazione si è ribaltata.
D. - La situazione sembra fuori controllo.
La leadership egiziana non è in grado di far rispettare l’ordine?
R. – La rivoluzione
c’è stata per trovare la libertà, la dignità, per una vita più umana. Niente di questo
è stato realizzato. Quindi, il popolo si è ribellato contro lo stato di emergenza
che è stato imposto. Il governo non può mantenere l’ordine, perché gli ordini che
dà non godono di una intesa interna: il popolo non è d’accordo con quello che viene
ordinato.
D. - Quello che colpisce è anche un certo silenzio del presidente
Morsi e dei Fratelli Musulmani…
R. – Prima, il presidente, quando parlava,
parlava spontaneamente e godeva di una certa base popolare che lo sosteneva. Ora non
parla spontaneamente, tutto viene preparato, tutto viene scritto. Parla meno ed è,
secondo me, un metodo per non affrontare la realtà.
D. – El Baradei ha aperto
al dialogo. Come va letto questo passo dell’opposizione?
R. - Va letto bene,
perché l’opposizione si limitava a fare solo il contraccolpo, la reazione e non l’azione.
El Baradei, a mio giudizio, doveva prendere questo ruolo molto tempo prima, per guidare
un dialogo proficuo. Prima o poi il governo prenderà parte a questo dialogo per sapere
che cosa pensa l’opposizione.
D. - In questo clima di instabilità qual è la
situazione dei copti e cosa rischia la minoranza cristiana in Egitto?
R. –
Ora non è il tempo di pensare alle minoranze cristiane o a come stanno le cose per
una certa fazione, ma piuttosto bisogna pensare a come sarà l’Egitto nel suo insieme.
Avremo noi i nostri diritti e potremo trovare pace in questo Paese, vivendo con dignità,
solo se difendiamo i diritti umani di ogni egiziano sulla terra egiziana.